16559231_10212841436380542_97940558_n

Il ridente paesino della Normandia in cui ha vissuto il celeberrimo pittore Claude Monet viene scosso da un’inquietante serie di delitti, tra cui quello di uno stimato oftalmologo appassionato d’arte. L’originale ispettore Laurenç Sérénac è chiamato ad indagare con Sylvio, meticoloso e infaticabile vice, ma riusciranno a risolvere il mistero in un mondo fatto di non detti, di sogni infranti e sentimenti sopiti (o mai sopiti)?

Probabilmente questo mio abbozzo di sinossi porta a pensare che si tratti solito giallo, ma non è assolutamente così: non voglio svelare troppo di un romanzo tutto da scoprire.

L’incipit è magistrale, arguto e quasi ironico  (Michel Bussi riesce sin da subito nell’intento di confonderci  e sviarci) e Giverny è tratteggiata egregiamente con le sue luci e le sue tante ombre ‒ è bucolico rifugio per gli appassionati dell’Impressionismo e prigione dorata per chi ci abita.

I colpi di scena si susseguono, ma in ogni caso la tensione narrativa non scema mai: l’autore ha intessuto una tela intricata che intrappola il lettore senza lasciargli scampo fino alla conclusione della storia che ha un finale mozzafiato.

I personaggi sono limpidi e sfuggenti, sembrano cristallini eppure ne cogliamo le sfumature pian piano, proprio come quando, guardando un quadro, riusciamo a notarne i dettagli lentamente e dedicandogli la dovuta attenzione.

Niente in questo testo viene lasciato al caso e niente è banale, una finezza priva di leziosità lo rende pregevole e immediato.

Vi invito dunque senza esitazione a lasciarvi conquistare come me da Ninfee nere.