31351363_10217033389416748_3103199147935662080_nTomura ha 17 anni quando scopre la sua “vocazione”: far fluire al meglio il magico suono del pianoforte diventando un accordatore.
Il ragazzo è dotato di una spiccata sensibilità, ma anche di una granitica convinzione nella sua passione, che poi diventerà un lavoro.
Con pazienza e dedizione accompagnerà Itadori, per lui un mentore e un maestro, imparerà ad affinare le sue qualità, mostrando un’anima pura, pronta a cogliere la perfetta armonia della musica messa spesso a confronto con quella della natura e riuscirà a crescere dal punto di vista umano, aiutando anche, inconsapevolmente, due giovani clienti del negozio in cui lavora a trovare la loro strada.
La delicatezza e la poesia di questo romanzo sono una vera carezza per l’animo del lettore, come un sussurro che si leva contro le urla che troppo spesso si ascoltano nell’arte e nella realtà.
“Uno stile di una limpidità luminosa e quieta, carico di nostalgia, uno stile che paia dolce, fino a un certo punto, ma sia invece pieno di severità e profondità; uno stile bello come il sogno, ma certo come la realtà”. Queste parole citate nel romanzo e prese in prestito da Hara Tamiki, sintetizzano in modo egregio lo stile dell’autrice, ma in fondo anche lo spirito di tutto il libro che fa fluttuare chi lo legge trasportandolo in un mondo etereo, ricco di suggestioni e che, come un’incantevole melodia, tocca le corde del cuore.
La levità di “Un bosco di pecore e acciaio” nulla toglie però all’intensità con cui vengono affrontati temi come il talento, il contatto con i propri sentimenti, la perseveranza con cui si insegue un obiettivo e la capacità di migliorarsi con umiltà.
Tamura ci dice di guardare più in profondità nelle piccole cose che ci stanno intorno, di cercare la bellezza e la bontà, con attenzione e rispetto, perché in un paesaggio di montagna, nelle note di una sonata o nella scintilla rintracciabile neglio occhi di chi realizza il suo sogno si nascondono grazia e meraviglia.