“Ci sono persone destinate a fare del mondo la loro casa e altre radicate a fondo in un luogo. Tu sei come un fiore della valle, non puoi sopravvivere altrove”.
“Rhian aveva ragione: non me ne sarei andata. Ero il bosco e il ruscello che lo attraversava, ero la roccia ferrosa e il ghiaccio del valico”.
Mi sto “innamorando” sempre di più della scrittura di Francesca Diotallevi, emozionale, ma rigorosa, evocativa, ma precisa. Adoro il suo voler raccontare storie di marginalità, il suo delineare personaggi apparentemente estranei al mondo, che da esso sembrano volersi nascondere e proteggere, eppure capaci di guardarlo con una lucidità impressionante.
Ho amato tantissimo “Dai tuoi occhi solamente” e sono stata conquistata anche dalla forza e dall’afflato poetico presenti in “Dentro soffia il vento”.
A mio avviso quella della Diotallevi è una delle “voci” letterarie più convincenti degli ultimi anni.
Trama del romanzo: In un avvallamento tra due montagne della Val d’Aosta, al tempo della Grande Guerra, sorge il borgo di Saint Rhémy: un piccolo gruppo di case affastellate le une sulle altre, in mezzo alle quali spunta uno sparuto campanile. Al calare della sera, da una di quelle case, con il volto opportunamente protetto dall’oscurità, qualche “anima pia” esce a volte per avventurarsi nel bosco e andare a bussare alla porta di un capanno dove vive Fiamma, una ragazza dai capelli così rossi che sembrano guizzare come lingue di fuoco in un camino. Come faceva sua madre quand’era ancora in vita, Fiamma prepara decotti per curare ogni malanno: asma, reumatismi, cattiva digestione, insonnia, infezioni… Infusi d’erbe che, in bocca alla gente del borgo diventano “pozioni” approntate da una “strega” che ha venduto l’anima al diavolo. Così, mentre al calare delle ombre gli abitanti di Saint Rhémy compaiono furtivi alla sua porta, alla luce del sole si segnano al passaggio della ragazza ed evitano persino di guardarla negli occhi. Il piccolo e inospitale capanno e il bosco sono perciò l’unica realtà che Fiamma conosce, l’unico luogo in cui si sente al sicuro. La solitudine, però, a volte le pesa addosso come un macigno, soprattutto da quando Raphael Rosset se n’è andato. Era inaspettatamente comparso un giorno al suo cospetto, Raphael, quando era ancora un bambino sparuto, con una folta matassa di capelli biondi come il grano e una spruzzata di lentiggini sul naso a patata…
Foto: Valentina Ponzo