Amate da sempre il mondo di Walt Disney e in particolare amate Topolino, una delle sue creazioni più celebri? Non potete, allora, non leggere “Mickey Mouse. La vera storia del topo più famoso del mondo”, il saggio di Dario Amadei ed Elena Sbaraglia, che ripercorre con un’accuratezza e una dovizia di dettagli davvero impressionanti, la nascita e il cambiamento di uno dei cartoni/ fumetti più famosi di tutti i tempi. Lascio la parola agli autori, che hanno gentilmente risposto alle mie domande e che racconteranno in modo più approfondito il loro scritto che ho letto davvero con enorme piacere.
Post scriptum con aneddoto: proprio nel momento in cui ho ricevuto la richiesta di leggere “Mickey Mouse”. La vera stori” sono usciti degli articoli che parlavano dell’uscita di alcuni numeri speciali di Topolino ambientati nella mia Basilicata. Se non è stato un segno del destino questo…
- La prima domanda che vorrei porvi è questa: perché un libro su Topolino? Cosa vi ha incuriosito a tal punto da dedicargli un’opera così dettagliata, ed esaustiva?
Siamo sempre stati affascinati da Topolino e soprattutto dalla sua lunga storia quasi centenaria. Negli anni abbiamo raccolto tantissimo materiale che utilizziamo molto nei nostri laboratori scolastici e a un certo punto ci siamo resi conto che con tutte quelle informazioni sarebbe stato un peccato non fare un libro. Non un libro qualunque, ma la biografia romanzata del Topo più famoso del mondo, che incredibilmente non era ancora mai stata scritta. Così, grazie anche alla Graphofeel edizioni che ha appoggiato con entusiasmo il nostro progetto, è nato il libro “Mickey Mouse la vera storia del topo più famoso del mondo”.
- In cosa differisce il Topolino dei fumetti dal Topolino dei corti animati?
Topolino è nato nel 1928 come protagonista di corti cinematografici ed era un personaggio scanzonato che ballava, cantava, faceva dispetti e soprattutto corteggiava, con alterna fortuna, Minni di cui è stato sempre innamorato. Nei fumetti di Floyd Gottfredson e poi dei suoi eredi, soprattutto della grande scuola italiana, il personaggio di Topolino ha avuto un’evoluzione diversa, diventando l’eroe di missioni impossibili e con il tempo un investigatore capace di risolvere i casi più intricati. Questo cambiamento, però, lo ha trasformato in un personaggio molto affidabile ma un po’ troppo serio e compassato e quindi non più adatto alle gag che sono un ingrediente indispensabile nei corti animati. Dalla metà degli anni ’50 è apparso solo nei fumetti, ma nelle serie televisive di questo millennio è tornato come protagonista anche dei corti con un restyling molto innovativo che però strizza l’occhio ai cartoni animati delle origini.
- Una delle cose che mi ha colpito di più leggendola vostra opera è il rapporto di “Topolino” con il Cinema. Mi piacerebbe che questo argomento davvero interessante fosse da voi ulteriormente approfondito.
Walt Disney era molto affascinato dal cinema ed è stato un grande innovatore, un pioniere dei corti animati che ha reso sonori: tutti quelli che sono venuti dopo inevitabilmente si sono ispirati a lui. Ha creato tantissimi personaggi, ma era legato moltissimo a Topolino, che era la sua star indiscussa e tutti gli altri, senza di lui, non sarebbero mai esistiti. Chaplin era un grande ammiratore di Mickey Mouse e voleva che i suoi film fossero preceduti dalla proiezione di un corto di quel piccolo topo di cui anche Hollywood ha riconosciuto la grandezza, tanto è vero che gli è stata dedicata una stella sulla Walk of Fame e Disney, nel 1932, ha vinto un oscar onorario per la sua creazione. Una delle più famose interpretazioni cinematografiche di Topolino è quella dell’Apprendista stregone nel film Fantasia: alla fine della sua esibizione va a congratularsi con il direttore d’orchestra Stokowski e questo non è certo tipico di un disegno animato ma di una star del cinema a tutti gli effetti.
- Leggendo l’opera si evince che Topolino è un personaggio estremamente “malleabile” che cambia col passare del tempo, che può adeguarsi alle mode pur rimanendo sostanzialmente se stesso o essere utilizzato per trattare tematiche particolari. Cosa è rimasto oggi del Topolino di un tempo e come potrebbe eventualmente cambiare in futuro?
Topolino è un highlinder, un immortale che ha attraversato le vicende di un secolo di storia descrivendole e prendendo posizione senza tirarsi mai indietro. È rimasto sempre uguale a se stesso adattandosi però ai cambiamenti ambientali, sociali e culturali senza mai soffrire, perché ha in sé un registro smisurato di interpretazioni. Noi vediamo nelle scuole che i bambini di oggi ancora conoscono le sue storie e lo amano come lo amavano i loro genitori, i loro nonni e anche i genitori dei loro nonni. Se ci si ferma un attimo a riflettere su ciò ci si rende conto della grandezza di questo personaggio. Cosa è rimasto del Topolino di un tempo? La risposta è semplice, è rimasto tutto perché tutto quello che ha fatto fa parte del suo DNA e ci sono dei geni dormienti pronti però a esprimersi nuovamente quando la situazione dovesse richiederlo e disponibili nello stesso tempo ad arricchirsi con nuove informazioni suggerite dai cambiamenti. Per questo Topolino continua ancora a piacere dopo cento anni, perché ognuno può in qualunque epoca riconoscersi in lui.
- Mi piacerebbe che parlaste al pubblico di Romano Scarpa, figura che, in tutta onestà, non conoscevo e che ha rivestito grande importanza in Italia per quel che concerne il disegno del personaggio Disney.
Romano Scarpa è stato tra i più grandi sceneggiatori e disegnatori della scuola Disney italiana, innamorato delle strisce di Floyd Gottfredson da cui ha tratto ispirazione per le sue storie topesche fatte di viaggi, misteri, avventure. È stato tra gli autori che hanno dato vita a Topolino investigatore e ha regalato ai lettori delle storie di grande qualità. Ha creato anche nuovi personaggi, comprimari importanti come Atomino Bip Bip, che ha accompagnato Topolino in molte rocambolesche avventure, tra le più famose “Topolino e la dimensione Delta” del 1959. Romano Scarpa, come alcuni suoi colleghi, non ha avuto solo un rapporto professionale, ma intimo, personale con Topolino, che ha sempre sentito dentro di sé e per ha potuto raccontarlo carico di emozioni.
- Il titolo del vostro libro è “Mickey Mouse. La vera storia del topo più famoso del mondo”. Ci sono alcune informazioni determinanti che ancora non sono conosciute dai più e che magari proprio il vostro testo ha messo in luce?
Ogni lettore e ogni spettatore ha conosciuto un tratto più o meno lungo della vita di Topolino, ignorando tutto ciò che c’era prima o dopo. L’intento del nostro libro è quello di far conoscere l’intera storia, che abbiamo raccontato non attingendo ad altre biografie che non esistono, ma ricostruendola attraverso la lettura dei fumetti e la visione dei corti: per questo i nostri occhi hanno visto cose che magari altri occhi non hanno colto. Poi abbiamo completato questo momento di narrazione emotiva con delle schede di approfondimento, frutto di un’attenta ricerca bibliografica.
- Un domanda che non ha strettamente a che fare con il testo ma con voi, personalmente, che vi occupate di biblioterapia: che cos’è e come si svolge il vostro lavoro in questo ambito?
Pratichiamo la biblioterapia da tantissimi anni utilizzando gli strumenti della bibliolettura interattiva e della narrazione emotiva. Costruiamo dei PerCorsi che non sono mai prefabbricati ma si adattano ai vissuti e alle esigenze dei soggetti con cui interagiamo: hanno lo scopo di generare benessere, di educare alle emozioni e, nelle scuole, di coltivare le intelligenze multiple dei bambini e dei ragazzi. Negli anni abbiamo creato un metodo innovativo ed efficace che sta dando degli ottimi risultati e che ci permette di esplorare sempre nuovi orizzonti.
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