Un libro e un caffè

"Leggere è sognare per mano altrui". Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine.

Mese: novembre 2023

“Ritratti veri di persone immaginarie” di G.Camuffo e R. Di Renzo (Helvetia editrice, 2021)

Siamo fatti di storie, gioie, dolori, pregi, idiosincrasie; siamo fatti di un involucro esterno, che a volte non riflette quello che abbiamo dentro e di un’interiorità ricca, a volte misteriosa. Proprio sul contrasto tra immaginazione e tra quello che pensiamo e quello che è davvero, si basa l’opera Ritratti veri di persone immaginarie”. Gli autori “giocano” a costruire la storia, ipotetica, di alcune persone, sempre ipoteticamente viste per caso.

Il risultato è una galleria di ritratti ricchi di umanità, costruiti sui chiaroscuri che sono parte costituiva dell’uomo. Incontriamo così Aurelio che ha gli occhi stanchi e ora si prende cura della donna che ama, Bice col suo velo di tristezza negli occhi, l’umore malinconico e un errore di cui deve pagare lo scotto o Amali, la “figlia strana del vicino” che ognuno di noi può aver incontrato.

Dissacranti e delicate al tempo stesso, piene di una pirandelliana ironia, le descrizioni dei personaggi concise e brevi, raggiungono tutte l’intento di fare riflettere e in alcuni casi di emozionare.

Il testo di Giorgio Camuffo e Renzo Di Renzo mi pare attualissimo, visto che viviamo in una società ormai attentissima all’immagine, in cui sempre di più si pone la questione di mostrare o meno l’autenticità e la fragilità e in cui, attraverso l’utilizzo dei social, si tende sempre più a costruire un modo parallelo che non sempre corrisponde al vero. LA costruzione della propria immagine è vista come una corazza, ma serve davvero?

L’opera mi ha fatto poi riflettere su quanto sia importante non fermarsi in superficie quando nei rapporti con gli altri e su quanto a volte le prime impressioni che ci facciamo o gli altri si fanno siano ingannevoli.

Questo libro è sicuramente un bell’esercizio di immaginazione, che come sempre, aiuta a guardare più a fondo e più lontano e un ottimo pretesto per indurci ad osservare il mondo con occhi più profondi.

“Due città” di J.Á. González Sainz (Helvetia editrice, 2022)

“Ci sono spazi nascosti in una città, vita nascoste e vacuità nascoste, e finestre più buie dove le ombre delle persone passano fugacemente fuori dalla nostra vista”.

(Kate Milford)

 

“Due città” è il titolo del volume che raccoglie due racconti di J.A. Gonzalez Sainz, incluso nella colla Taccuini d’autore.  Nel primo testo, “Una leggere differenza di espressione”, è Trieste a fare da sfondo al racconto, che ruota intorno alla sparizione improvvisa e inaspettata di un uomo; il secondo racconto, “L’altra strada”, il secondo racconto, è ambientato a Venezia e al centro della storia ci sono le riflessioni di un uomo, indeciso se seguire la strada che percorre abitualmente oppure deviare e soddisfare la curiosità di provare un percorso diverso.

Ad essere rappresentate nelle pagine dell’opera sono incognite, vite che si incontrano e si perdono lungo le strade di due luoghi diversi, ma entrambi simbolo del dubbio e delle possibilità che forse non arriveranno mai o non saranno mai colte. Lo spazio fisico si dilata attraverso le parole e le pagine, diventando metafora e pretesto per addentrarsi nelle strade altrettanto vere della vita di ognuno e dei suoi possibili bivi.

Lo stile dell’autore elegantissimo e volutamente elusivo, ellittico in alcuni momenti da al lettore la possibilità di trarre le proprie conclusioni e pare perfetto per esprimere il senso di precarietà, di insicurezza proprio non solo dei luoghi, ma anche dell’esistenza umana.

La lettura di “Due città” è davvero un viaggio nel quale le pause e il percorso sono più importanti della destinazione, o per meglio dire delle risposte che il lettore forse vorrebbe. Il finale degli scritti è aperto, gli interrogativi sono sicuramente molti e le certezze poche, ma è  questo a  rendere unico e intrigante il libro che vi ho presentato.

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