“Ci sono spazi nascosti in una città, vita nascoste e vacuità nascoste, e finestre più buie dove le ombre delle persone passano fugacemente fuori dalla nostra vista”.
(Kate Milford)
“Due città” è il titolo del volume che raccoglie due racconti di J.A. Gonzalez Sainz, incluso nella colla Taccuini d’autore. Nel primo testo, “Una leggere differenza di espressione”, è Trieste a fare da sfondo al racconto, che ruota intorno alla sparizione improvvisa e inaspettata di un uomo; il secondo racconto, “L’altra strada”, il secondo racconto, è ambientato a Venezia e al centro della storia ci sono le riflessioni di un uomo, indeciso se seguire la strada che percorre abitualmente oppure deviare e soddisfare la curiosità di provare un percorso diverso.
Ad essere rappresentate nelle pagine dell’opera sono incognite, vite che si incontrano e si perdono lungo le strade di due luoghi diversi, ma entrambi simbolo del dubbio e delle possibilità che forse non arriveranno mai o non saranno mai colte. Lo spazio fisico si dilata attraverso le parole e le pagine, diventando metafora e pretesto per addentrarsi nelle strade altrettanto vere della vita di ognuno e dei suoi possibili bivi.
Lo stile dell’autore elegantissimo e volutamente elusivo, ellittico in alcuni momenti da al lettore la possibilità di trarre le proprie conclusioni e pare perfetto per esprimere il senso di precarietà, di insicurezza proprio non solo dei luoghi, ma anche dell’esistenza umana.
La lettura di “Due città” è davvero un viaggio nel quale le pause e il percorso sono più importanti della destinazione, o per meglio dire delle risposte che il lettore forse vorrebbe. Il finale degli scritti è aperto, gli interrogativi sono sicuramente molti e le certezze poche, ma è questo a rendere unico e intrigante il libro che vi ho presentato.
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