Siamo fatti di storie, gioie, dolori, pregi, idiosincrasie; siamo fatti di un involucro esterno, che a volte non riflette quello che abbiamo dentro e di un’interiorità ricca, a volte misteriosa. Proprio sul contrasto tra immaginazione e tra quello che pensiamo e quello che è davvero, si basa l’opera Ritratti veri di persone immaginarie”. Gli autori “giocano” a costruire la storia, ipotetica, di alcune persone, sempre ipoteticamente viste per caso.
Il risultato è una galleria di ritratti ricchi di umanità, costruiti sui chiaroscuri che sono parte costituiva dell’uomo. Incontriamo così Aurelio che ha gli occhi stanchi e ora si prende cura della donna che ama, Bice col suo velo di tristezza negli occhi, l’umore malinconico e un errore di cui deve pagare lo scotto o Amali, la “figlia strana del vicino” che ognuno di noi può aver incontrato.
Dissacranti e delicate al tempo stesso, piene di una pirandelliana ironia, le descrizioni dei personaggi concise e brevi, raggiungono tutte l’intento di fare riflettere e in alcuni casi di emozionare.
Il testo di Giorgio Camuffo e Renzo Di Renzo mi pare attualissimo, visto che viviamo in una società ormai attentissima all’immagine, in cui sempre di più si pone la questione di mostrare o meno l’autenticità e la fragilità e in cui, attraverso l’utilizzo dei social, si tende sempre più a costruire un modo parallelo che non sempre corrisponde al vero. LA costruzione della propria immagine è vista come una corazza, ma serve davvero?
L’opera mi ha fatto poi riflettere su quanto sia importante non fermarsi in superficie quando nei rapporti con gli altri e su quanto a volte le prime impressioni che ci facciamo o gli altri si fanno siano ingannevoli.
Questo libro è sicuramente un bell’esercizio di immaginazione, che come sempre, aiuta a guardare più a fondo e più lontano e un ottimo pretesto per indurci ad osservare il mondo con occhi più profondi.
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