Un libro e un caffè

"Leggere è sognare per mano altrui". Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine.

Mese: aprile 2017

Consigli pratici per uccidere mia suocera di Giulio Perrone (Rizzoli, 2017)

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Leo è perennemente insicuro e spaventato dalle sue emozioni. È diviso tra due donne (la sua amante ora  fidanzata ufficiale e la sua ex moglie ora amante), ha un lavoro che gli piace, ma che non rispecchia a pieno i suoi sogni (vorrebbe aprire una libreria) e un padre eterno Peter Pan, giocatore incallito che sostiene di essere stato la controfigura di Dustin Hoffman nel film Il laureato. Non riesce a prendere in mano la sua vita, a scegliere e decidere per sé, ma una notizia inaspettata e una richiesta assurda da parte del suo editore (lui e i suoi colleghi devono trovare una trama efficace per un libro dal titolo “Consigli pratici per uccidere mia suocera”) lo indurranno a riflettere seriamente e forse diventare più risoluto.

Leo è un personaggio bene strutturato, un perfetto rappresentante dei tempi che stiamo vivendo, dominati da incertezza e instabilità, è l’epitome della precarietà emotiva che oggi alberga in molti e per questo ci si può facilmente immedesimare in lui. Non solo il protagonista, ma anche le altre figure presenti sono egregiamente caratterizzate ed estremamente vivide, basti pensare al particolarissimo papà di Leo che sembra davvero uscito da un film americano.

Gradevolissima è l’incursione, dissacrante ed originale, nel mondo editoriale che riesce a dare brio al testo insieme ad un’ironia costante alternata a momenti più seri e riflessivi.

Consigli pratici per uccidere mia suocera è, in definitiva, un ottimo romanzo che si legge agevolmente, in cui la trama, studiata nei minimi dettagli, “funziona” a meraviglia e il cui stile è adatto alla storia raccontata e rispecchia perfettamente la psicologia del narratore.

Vale sicuramente la pena, dunque, trascorrere delle piacevoli ore in compagnia di Leo Mameli e delle sue avventure.

Rapsodia francese di Antoine Laurain (Einaudi, 2017)

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Per un grottesco scherzo del destino il dottor Alain Massoulier riceve, con trentatré anni di ritardo, la risposta della casa discografica a cui il gruppo in cui suonava da giovane aveva mandato dei pezzi.  L’insolito evento riesce a dare una scossa alla noiosa e abitudinaria vita del medico che tenta di ricontattare alcuni membri delle band al fine di riavere una cassetta con le canzoni. Nella sua ricerca scoprirà quello che i ragazzi di un tempo sono diventati: il raffinato antiquario Pierre si è suicidato facendo anche della sua morte un’opera d’arte, Frédéric si è trasferito in Thailandia, Stan è diventato un’artista egocentrico e ossessionato dal successo mentre Sebéstien è diventato il leader di un movimento di estrema destra. Alain decide di non contattare JBM, il produttore del gruppo, diventato un importantissimo uomo d’affari che l’opinione pubblica acclama come candidato alla presidenza della Francia e Bérengére di cui il dottore era segretamente innamorato, all’epoca fidanzata proprio con JBM.

Le velleità musicali del protagonista diventano un pretesto per raccontare i rimpianti, i dolori, i segreti che ciascuno dei personaggi si porta dentro, della nostalgia, di quel tempo in cui tutto sembra realizzabile e la realtà non ha ancora coperto di disincanto ambizioni e speranze. Forse, peràò, non è mai troppo tardi o forse la cosa migliore è accettare i cambiamenti, ma in fondo una piccola scintilla che ridoni vitalità è indispensabile, come Massoulier ci dimostra.

Non c’è solo puro idealismo in questo romanzo perché Laurain, seppure in chiave romanzata, “parla” dell’attuale clima politico portando ad una riflessione molto interessante sul populismo che sempre più fa breccia nell’opinione pubblica e sull’incapacità della politica “pura” di dare risposte concrete (l’argomento è molto attuale, soprattutto poi se si pensa all’imminenza delle elezioni in Francia).

Uno degli elementi che mi ha più colpito di Rapsodia francese, oltre allo stile curatissimo, alla storia avvincente e al fatto che parli alla “pancia” e al cuore del lettore, è proprio questo guardare talvolta al cielo e quindi alla natura eterea dei sogni e dei desideri, talvolta alla terra e quindi alla crudezza della quotidianità. Noi siamo “fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni” (We are made the same stuff dreams are made of è il titolo del brano di punta degli Hologrammes), ma anche di delusioni, rinunce, insuccessi e di problemi. Un po’ malinconico, un po’ positivo, con un tocco surreale che lo rende delizioso, questo testo conferma le doti d’autore di Antonine Laurain e, a mio parere, è assolutamente da non perdere.

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