Ebbene, sì, dalla scorsa settimana posso annoverarmi tra gli 82.000.000 di spettatori che su Netflix hanno guardato la serie Tv, “Bridgerton”, tratta dai romanzi di Julia Quinn, che leggerò presto. La nostra Valentina me l’ha caldamente consigliata e devo dire che ho fatto benissimo a darle retta. Come chi mi segue sa, amo tutto ciò che è rétro, i romanzi e le serie in costume e questa è fatta davvero bene, a partire dall’otitma scelta degli attori, che hanno interpretato in modo egregio i loro ruoli, costumi meravigliosi e musiche suggestive. Il mio intento però non è quello di scrivere una recensione, anche perché prima di poter giudicare la serie dovrei leggere i libri della Quinn, quanto parlare brevemente dei personaggi femminili dello show, perché una delle cose che mi ha colpito di più è la panoramica sulla condizione della donna in epoca Regency. In realtà questa riflessione è estendibile anche ai giorni nostri, se si pensa che proprio Phoebe Dynevor, protagonista della serie, si è lamentata del fatto che lei dovesse apparire sempre vestita e curata al meglio nelle interviste, mentre il suo collega aveva la facoltà di indossare ciò che voleva.
Tornando all’intento di questo mio articolo voglio cominciando parlando delle “mamme” dei personaggi principali. Lady Featherington e Lady Bridgerton sono entrambe preoccupate di dare alle loro figlie un avvenire sicuro, di “procurare” loro un matrimonio che le faccia rimanere rispettabili e un marito che garantisca loro l’agio adeguato alla loro condizione. Se la prima mi ricorda per certi aspetti Mrs. Bennet di Orgoglio e Pregiudizio, un caterpillar nel perseguire il suo scopo e a volte quasi inopportuna (vive l’incubo peggiore quando scopre che non ha più soldi per la dote delle sue “bambine”), la seconda è sicuramente più amorevole ed attenta anche alle esigenze della figlia (dei figli), ma altrettanto conscia del fatto che sposarsi e sposarsi bene, era l’unica prospettiva per assicurare un avvenire sereno ad una ragazza. Lady Danbury non è la mamma biologica del duca di Hastings (il protagonista maschile della storia), ma lo ha curato sin dall’infanzia dopo la morte della duchessa, lo ha educato, protetto dal padre tirannico e aiutato a superare le sue difficoltà. È una donna emancipata, forte e libera, molto più delle due che ho citato prima.
Parliamo ora della protagonista. Daphne è sicuramente tradizionalista, sa cosa deve fare e non intende ribellarsi alle regole della società in cui vive. Queste regole però vuole viverle a modo suo, per quanto possibile. Vorrebbe l’amore che ha visto fra i suoi genitori, ma comprende anche che purtroppo, se necessario, dovrà farne a meno. Alla fine devo dire che non le è andata mica male. Non dev’essere stato difficile sposare un duca bello, tormentato, ma buono e innamorato di lei!
La Regina Charlotte è sicuramente una persona complessa, ironica ed egocentrica, manipolatrice, ma anche magnanima. A dispetto però della sua aura imperturbabile, anche lei deve fronteggiare alcune problematiche ed è proprio in questo frangente che la vedremo più umana e fragile.
Marina Thompson rappresenta la ragazza perduta. Lady Featherington la vuole costringere ad un matrimonio riparatore quando scopre che aspetta un figlio da un soldato che è partito in guerra. La giovane è costretta anche ad utilizzare l’inganno, in particolare con Colin Bridgerton, per raggiungere l’obiettivo di non essere disonorata e soprattutto dare un futuro alla creatura che aspetta.
È il turno di Penelope Featherington, personaggio straordinario, che come la sua omonima omerica conosce la pazienza e anche l’arte della trama. Amica fedele (che a volte commette degli errori), “vittima” di un amore non corrisposto, conscia di non essere bella in senso canonico, è meno sottomessa di quanto possa sembrare e a modo suo, reagisce agli eventi non in modo passivo.
E poi c’è lei, la mia preferita, Eloise Bridgerton. Infagottata nei suoi deliziosi abiti a collo alto (tranne che per il ballo di debutto), ingenua, completamente estranea alle dinamiche sociali e più desiderosa di stare in biblioteca che di andare ad una festa, è l’outsider per eccellenza (è tenerissima quando ringrazia la sorella per essere perfetta in modo che lei non debba esserlo), all’apparenza, che però nasconde un mondo dentro. È il personaggio femminile più dolcemente anticonvenzionale. Con un libro tra le mani, cerca di comprende le dinamiche sociali alle quali non ama sottostare, è l’unica che vuole smascherare, insieme alla regina, Lady Whistledown, la scrittrice che racconta pettegolezzi, segreti e vizi di tutta l’alta società, non per punirla, ma per capire. Curiosa e riflessiva, stende silenziosa il suo sguardo per analizzare ciò che vede.
Come si vede, sono raccontati tane tipologie di donne, ognuna con le sue peculiarità, con i suoi pregi e i suoi difetti e devo dire che questa panoramica mi ha proprio conquistata, ma soprattutto, mi ha fatto tanto riflettere.