Per la “rubrica” Intermezzi musicali ho deciso di “ripescare” un album meraviglioso di Arisa, “ Se vedo te”, del 2014, che merita enorme considerazione per la sua originalità e per la sua ricercatezza.
L’artista lucana vince Sanremo proprio nel 2014 con “Controvento”, orecchiabile, pop, diffusamente cantata e apprezzata dal pubblico.
Al Festival, però, ha presentato anche un altro brano, inserito ovviamente nel disco, che ne rappresenta bene l’essenza. Lentamente (il primo che passa) è un brano estremamente raffinato sia per quel che concerne la musica sia per quel che riguarda le parole, un bolero (come dicono tecnici) a primo impatto forse ostico e con una prima parte piuttosto “chiusa”, ma che poi si apre con grazia, diventando ariosa e leggera.
Mi pare che questo album sia riassunto qui. Esso si caratterizza infatti per una forte espressività, testi che vogliono smarcarsi dalla banalità, anche a costo di mancare di immediatezza, ricercatezza nei suoni e una voce cristallina, potente ma soave al tempo stesso; angelica, ma graffiante in alcuni momenti come in “Quante parole che non dici”. Il ritornello di questa canzone (“Quante parole che non dici o vorresti gridare. Col tempo vedrai, esploderanno tutte nello stesso momento, tutte fino a farti sentire meglio”) è un misto di rabbia, di desiderio di liberarsi finalmente del fardello di quelle parole che pesano, ma sono necessarie e di senso di liberazione.
A dare il titolo al disco è “Se vedo te”, scritta da Cristina Donà e Saveiro Lanza, un’altra piccola gemma per la sua eleganza e per la sua originalità. Ascoltandola penso ad un oggetto di cristallo, delicato, spigoloso, trasparente in cui il suono si rifrange, si libra e poi ritorna. Particolarmente riuscito e coinvolgente è il ritornello: “Faccio spazio dentro agli occhi perché tu li riempi. Faccio strada nei miei occhi perché tu li attraversi”
Una menzione speciale va al brano “Sinceramente”, composto da Dente il cui tema è un rapporto che si spegne lentamente e in cui si avvertono molto intensamente una sorta di dolore sommesso che diventa quasi rassegnazione, un senso di impotenza per il verso che questa relazione ha preso. Un vena di malinconia si fa largo nel canto insieme ad un senso di vulnerabilità estremamente vero.
“Cuore che non vede dà peso alle parole cuore che non vede che si spengono le cose. Cadono i vestiti, piangono i poeti, cambio le lenzuola che fioriscono i pensieri”.
“Dimmi se adesso mi vedi” è il brano più struggente, cupo e dolente del disco, impossibile non esserne colpiti e non commuoversi dopo averlo ascoltato. “Raccolgo il vento e il mare è andato via
e resta solo il sale su di me”. Quanto è evocativa l’immagina di questa donna che sulla riva del mare, reale o metaforico, cerca di risanare le ferite provocate da mal d’amore.
Ai pezzi sopracitati vanno aggiunti la dolcissima “La cosa più importante”, l’intensa “Dici che non mi trovi mai”, la sognante “Stai bene su di me” e l’estrosa “L’ultima volta”.
Chiudo con la nota più frizzante del disco, che ho amato sin dal primo ascolto. In “Chissà cosa diresti” con estrema ironia si riflette su un passato sentimentale che provoca rimpianto, ma ricordato con una certa levità, il tutto impreziosito dall’interpretazione fenomenale della cantante di Pignola.
Se vi ho incuriosito un po’ correte subito ad ascoltare questo pregevolissimo lavoro che rappresenta un tassello davvero importante della carriera di Arisa.
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