Di questo romanzo, inizialmente, mi ha colpito la trama (Robert, scrittore tormentato scompare, lasciando come indizi un biglietto aereo e un manoscritto incompiuto. Leah, sua moglie, che adora Parigi e il cinema, con le due figlie si trasferisce a Parigi, nel tentativo di ritrovarlo): non resisto ai libri che parlano di libri e in più essendo un thriller mi ha intrigato la componente di mistero ad esso connessa.
Poi l’incipit mi ha spiazzata: volutamente ambiguo, incisivo, costruito per catturare l’attenzione del lettore. In realtà ogni pagina è velata di ambiguità, l’autore non vuole dare certezze al lettore e mantenere la suspense oltre che a rende il carattere alquanto contorto e complicato di Robert, che è un personaggio ritratto in modo singolare attraverso poche azioni, ma utilizzando la rievocazione, una rievocazione dolente e angosciosa.
L’indagine nella psicologia dei personaggi è approfondita e anzi, tutto il testo si regge sui loro pensieri e sulle motivazioni delle loro azioni.
Nonostante alcuni momenti più lenti e ripetitivi, la lettura procede spedita: si vuole arrivare alla risoluzione dell’enigma e capire se Robert sia morto, se sia vivo, se Leah riuscirà a riprende in mano la sua esistenza e se anche Ellie e Daphne, le sue ragazze, sapranno la verità sul padre.
“Il manoscritto incompiuto” è in definitiva gradevole, permette di distrarsi per alcune ore, di immergersi nel fascino di una Parigi che si ritaglia a buon diritto il ruolo di cooprotagonista, di riflettere sulla scrittura, sulla difficoltà della scrittura e sul valore che i libri e l’arte possono avere.
In realtà è anche un romanzo sull’ossessione di un “artista” che non riesce ad esprimersi compiutamente ed è questo probabilmente che rende particolare ed interessante l’opera di Callanan che attraverso un personaggio senza dubbio sopra e righe riesce ad esporre una tematica originale e complessa, non annoiando chi legge.
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