“Che cos’è l’amor”, si chiedeva Vinicio Capossela in un travolgete brano. Dare una risposta a questa domanda è complicatissimo, ma di sicuro l’amore è stato materia viva per poeti e scrittori. In vista della festa degli innamorati volevo consigliarvi alcuni romanzi a tema, ma poi ho pensato di aggiungere alcune delle mie poesie “romantiche” preferite. Pochi giorni fa, cercando un testo in soffitta, ho trovato una vecchia edizione di un libro di Neruda e ho avuto la folgorazione. La poesia è troppo spesso, purtroppo, trascurata e quindi quale occasione migliore per rispolverare alcune splendide creazioni in versi.

Sonetto XVII

(Pablo Neruda)

Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio

o freccia di garofani che propagano il fuoco:

t’amo come si amano certe cose oscure,

segretamente, tra l’ombra e l’anima.

T’amo come la pianta che non fiorisce e reca

dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;

grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo

il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T’amo senza sapere come, né quando, né da dove,

t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:

così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,

così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,

così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

 

Infinità d’amore

(John Donne)

Se ancor non ho tutto l’amore tuo,

cara, giammai tutto l’avrò;

non posso esalare un altro sospiro per intenerirti,

né posso implorare un’altra lacrima a che sgorghi;

ormai tutto il tesoro che avevo per acquistarti

– sospiri, lacrime, e voti e lettere – l’ho consumato.

Eppure non può essermi dovuto

più di quanto fu inteso alla stipulazione del contratto;

se allora il tuo dono d’amore fu parziale,

si che parte a me toccasse, parte ad altri,

cara giammai tutta ti avrò

Ma se allora tu mi cedesti tutto,

quel tutto non fu che il tutto di cui allora tu disponevi;

ma se nel cuore tuo, in seguito, sia stato o sarà

generato amor nuovo, ad opera di altri,

che ancor possiedono intatte le lor sostanze, e possono di lacrime,

di sospiri, di voti, di lettere, fare offerte maggiori,

codesto amore nuovo può produrre nuove ansie,

poiché codesto amore non fu da te impegnato.

Eppur lo fu, dacché la tua donazione fu totale:

il terreno, cioè il tuo cuore, è mio; quanto ivi cresca,

cara, dovrebbe tutto spettare a me.

Tuttavia ancor non vorrei avere tutto;

chi tutto ha non può aver altro,

e dacché il mio amore ammette quotidianamente

nuovo accrescimento, tu dovresti avere in serbo nuove ricompense;

tu non puoi darmi ogni giorno il tuo cuore:

se puoi darlo, vuol dire che non l’hai mai dato.

il paradosso d’amore consiste nel fatto che, sebbene il tuo cuore si diparta,

tuttavia rimane, e tu col perderlo lo conservi.

Ma noi terremo un modo più liberale

di quello di scambiar cuori: li uniremo; così saremo

un solo essere, e il Tutto l’un dell’altro.

 

Ti amo come se mangiassi il pane

(Nazim Hikmet)

Ti amo come se mangiassi il pane

spruzzandolo di sale

come se alzandomi la notte bruciante di febbre

bevessi l’acqua con le labbra sul rubinetto

ti amo come guardo il pesante sacco della posta

non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia

pieno di sospetto agitato

ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo

ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il

crepuscolo scende su Istanbul poco a poco

ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.

 

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

(Eugenio Montale)

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono

le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue.

 

Aria viva

(Paul Éluard)

Ho guardato davanti a me

In mezzo alla folla ti ho veduta

In mezzo al grano ti ho veduta

Sotto un albero ti ho veduta

Al termine di ogni mio viaggio

Al fondo di tutti i miei tormenti

Alla svolta di ogni risata

Che uscivi dall’acqua e dal fuoco

D’estate e d’inverno ti ho veduta

Nella mia casa ti ho veduta

Tra le mie braccia ti ho veduta

Dentro i miei sogni ti ho veduta

Io non ti lascerò mai più.

 

 Se devi amarmi – Sonetto XIV

(Elizabeth Barret Browning)

Se devi amarmi, per null’altro sia

se non che per amore.

Mai non dire:

‘L’amo per il sorriso,

per lo sguardo,

la gentilezza del parlare,

il modo di pensare

così conforme al mio,

che mi rese sereno un giorno’.

Queste son tutte cose

che posson mutare,

Amato, in sé o per te, un amore

così sorto potrebbe poi morire.

E non amarmi per pietà di lacrime

che bagnino il mio volto.

Può scordare il pianto

chi ebbe a lungo

il tuo conforto, e perderti.

Soltanto per amore amami

e per sempre, per l’eternità.

 

Nome non ha

(Sibilla Aleramo)

Nome non ha,

amore non voglio chiamarlo

questo che provo per te,

non voglio che tu irrida al cuor mio

com’altri a’ miei canti,

ma, guarda,

se amore non è

pur vero è

che di tutto quanto al mondo vive

nulla m’importa come di te,

de’ tuoi occhi de’ tuoi occhi

donde sì rado mi sorridi,

della tua sorte che non m’affidi,

del bene che mi vuoi e non dici,

oh poco e povero, sia,

ma nulla al mondo più caro m’è,

e anch’esso,

e anch’esso quel tuo bene

nome non ha…

 

Selva d’amore

(Sibilla Aleramo)

Gaudio l’amarti,

illimitato gaudio

credere al riso dei tuoi occhi,’

è vertigine ancora

la certezza d’esser da te cantata,

oh più tardi, negli anni non più miei,

or che tremare la vita sento

sul ciglio estremo…

 

Dopo tanta bellezza, che fa sempre bene, come promesso vi suggerisco delle opere in prosa. Parto dalla Frncia e da “Il quaderno dell’amore perduto”, primo e delicatissimo romanzo, di Valerie Perrin, autrice del bestseller “Cambiare l’acqua ai fiori” (a proposito, se non lo avete letto, correte immediatamente a comprarlo). Continuo con un’altra scrittrice francese, Carlone Vermalle, e il suo “Due biglietti per la felicità”. Se avete voglia di romance freschi e frizzanti, vi consiglio quelli di Felicia Kinglsey. Andando in Inghilterra sono deliziosi i romanzi di Melissa Hill ed Ali McNamara.

Concludo questa carrellata citando una delle canzoni italiane più belle, la canzone d’amore per eccellenza nonché una vera poesia in musica: “La cura”, del maestro Franco Battiato.

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie

Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via

Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo

Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore

Dalle ossessioni delle tue manie

Supererò le correnti gravitazionali

Lo spazio e la luce per non farti invecchiare

E guarirai da tutte le malattie

Perché sei un essere speciale

Ed io, avrò cura di te

Vagavo per i campi del Tennessee

Come vi ero arrivato, chissà

Non hai fiori bianchi per me?

Più veloci di aquile i miei sogni

Attraversano il mare

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza

Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza

I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi

La bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto

Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono

Supererò le correnti gravitazionali

Lo spazio e la luce per non farti invecchiare

Ti salverò da ogni malinconia

Perché sei un essere speciale

Ed io avrò cura di te

Io sì, che avrò cura di te

Non mi resta che augurarvi buon San Valentino, sperando di avevi dato degli spunti interessanti.

P.S: Consiglio anche la lettura di “Una stanza tutta per sé”, di Virginia Woolf, perché come diceva Oscar Wilde “Amare se stessi (in questo caso se stesse) è l’inizio di una storia d’amore lunga tutta una vita”.