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Questa volta voglio dare spazio ad un tipo un po’ diverso di narrazione, ossia alle canzoni (libri in miniatura che riescono a coinvolgere e ad emozionare) e ad un disco che contiene in sé tante pagine degne di nota, ossia Vietato morire di Ermal Meta, terzo classificato all’ultimo Festival di Sanremo.

Il cantautore riesce magnificamente, con musica, testi raffinati e canto a raccontare delle storie in modo vivido ed efficacissimo.

Si pensi,  per quel che riguarda l’interpretazione, ad Amara terra mia, brano di Modugno che Ermal Meta ha rivisitato con originalità grazie all’uso del falsetto, dando voce sia ad un uomo che ad una donna,  trasformandolo  quasi in un dialogo e rendendo questo canto d’addio ancora più struggente.

Anche la scelta di pubblicare il suo precedente lavoro, Umano (ricco di vere perle), insieme a Vietato morire e di legare ogni canzone del nuovo CD ad una di quello “vecchio”  ha una precisa valenza narrativa: mostrare il suo percorso artistico e creare se vogliamo delle piccole isotopie, degli appigli per riconoscere i temi, le immagini, lo stile che lo caratterizzano.

Tornando specificamente all’album la traccia da cui prende il titolo è autobiografica e veicola un potente messaggio contro la violenza, ma soprattutto una spinta alla reazione, uno sprone a “disobbedire”, a dire no a tutto ciò che fa star male, a comprendere che non è mai tardi per ricominciare, che “da un libro di odio” si può “insegnare l’amore” e “cambiare le proprie stelle”.

Ragazza Paradiso è una dolcissima dedica d’amore, un inno alla sicurezza e alla serenità che un sentimento profondo sa regalare.

Piccola anima, duetto con Elisa, è un gioiello di delicatezza: le voci dei due interpreti si mescolano perfettamente e l’immagine di quest’anima che fugge via, accompagnata solo dalla luce dei lampioni, delusa da un amore infelice arriva dritta al cuore.

Voodoo love ha un testo originale, poetico  (“Sono stato senza te, ma tu c’eri sempre, seppellita nel mio domani come fossi un seme”; “Tu sei come il mare volevo dirtelo, nascondi la parte migliore”) e una musica suadente che riesce a coinvolgere l’ascoltatore.

New York è l’evocazione di un’assenza. La nota metropoli, quanto mai romantica, è la suggestiva ambientazione per un ricordo velato di nostalgia (“Ascolterai il vento parlare coi palazzi, chissà se in quel casino mi sentirai ancora”/“A New York mancano le stelle, un milione di finestre, la tua qual è?”). La musica è ridotta al minimo, con gli archi che cullano l’ascoltatore nell’inciso, creando un’atmosfera magica e direi quasi cinematografica.

C’é spazio anche per il ritmo con le trascinanti Bob Marley e Rien ne va plus. 

Il disco si chiude con Voce del verbo, brano di rara potenza, in cui la voce di Ermal esplode, “grida” ciò che lui prova. Le parole di questo letteralmente trafiggono, sono taglienti ma rigeneranti al tempo stesso. Il finale è sorprendente con il suo inatteso afflato  lirico.

Alcuni versi tratti da La vita migliore  descrivono alla perfezione la figura dell’artista, ma esplicitano anche una delle facoltà di chi fa arte, quella di elaborare la realtà e trasformarla in sogno.

“Adesso stringi la tua stella al petto

Guarda il cielo anche se spento

Un sognatore non si perde mai, non dorme mai”.

Ermal Meta è capace di con il suo straordinario talento di dar vita a sogni che hanno le sembianze di canzoni, ma anche di parlare della realtà ed analizzarla in modo acuto. Non posso quindi non consigliare l’ascolto di Vietato morire e delle altre composizioni di questo grandissimo cantautore.