Un libro e un caffè

"Leggere è sognare per mano altrui". Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine.

Mese: luglio 2020

“Il morso della vipera” di Alice Basso (Garzanti, 2020)

In pratica il quadro è questo (cit.): dopo aver scritto e cancellato, cancellato e riscritto, finalmente sono riuscita a dare alla luce la recensione del romanzo “Il morso della vipera”. La verità è che più tengo ad un libro, più faccio fatica a scrivere perché temo di non valorizzarlo con le mie parole.

Paranoie da recensore a parte, non avevo dubbi che, dopo aver concluso la saga dedicata alla ghostwriter Vani Sarca, Alice Basso avrebbe tirato fuori dal suo cilindro un’altra storia originale e scritta in modo magistrale. Io sono già stata completamente conquista da Anita e dal suo mondo.

L’autrice ci fa fare un viaggio a ritroso nel tempo, portandoci nel 1935, quindi in epoca fascista. La protagonista è Anita Bo, come ho anticipato, una giovane avvenente e arguta (anche se lei in realtà ama farci pensare il contrario) che è in procinto di sposarsi con Corrado, bellissimo e serafico ragazzo di buona famiglia. Un po’ intimorita dall’idea di diventare moglie e madre di sei figli ˗ questo è il progetto di Corrado, che ha anche già scelto il nome dei pargoli ˗ decide di cominciare a lavorare come dattilografa e viene assunta in una nota casa editrice che pubblica “Saturnalia”, una rivista nella quale vengono tradotti gialli americani e trovano spazio anche gialli nostrani. Di “Saturnalia” si occupa l’affascinante intellettuale Sebastiano Satta Ascona (alias Satta Coso), il quale con la sua dattilografa si troverà di fronte ad un vero giallo da risolvere.

Tantissimi sono gli elementi che rendono questo romanzo pregevolissimo e di grande qualità, a partire dall’immenso lavoro di ricerca compiuto per ricostruire il contesto storico nel quale la storia si svolge. L’atmosfera degli anni ’30 è stata ricreata in modo davvero efficace e fa sì che chi legge vi si immerga completamente.

I personaggi sono, come al solito, caratterizzati benissimo. Oltre alla deliziosa protagonista, finta svampita, molto intelligente e sveglia, ho adorato Clara, la migliore amica di Anita, così diversa da lei eppure così complementare a lei. Non attraente, ma sensibile, pratica, razionale è l’esempio di una donna che accetta se stessa, che vive bene con se stessa, che cerca la sua indipendenza e che, in un modo tutto suo, si ribella ai prototipi femminili dell’epoca. Non si può tralasciare Candida Florio, la ex professoressa delle due ragazze, eccentrica, ribelle e pronta ad inculcare in loro autostima e libertà di pensiero.

Molto interessante mi è parsa proprio la riflessione sulle donne, sul loro ruolo, su come venivano e vengono considerate. In alcuni frangenti infatti non si possono non cogliere anche riferimenti all’attualità. In modo sottile e ironico, come le è proprio, Alice ad inserire delle considerazioni molto importanti, che a volte diventano vere denunce.

Il contrasto tra apparenza e realtà, tra superficiale ed essenziale mi pare un fil rouge che lega quest’opera a

quelle dedicate Vani. Trovo sempre molto stimolante ed intrigante approfondire questi concetti antitetici.

C’è una panoramica metaletteraria sul genere giallo e anche qui si notano studio, ricerca attenzione e passione.

Durante una presentazione tenutasi tramite Meet, una partecipante ha sottolineato il fatto che con i libri di Alice Basso si impara sempre qualcosa e non posso che essere d’accordo. La curiosità che si percepisce dietro la scrittura e la creazione dei suoi testi arriva direttamente al lettore. Anche in questo caso, poi non si riesce a lasciare il libro senza terminarlo, in effetti l’ho finito alle tre di notte perché non vedovo di l’ora di vedere come si sarebbe evoluto e concluso il racconto.

Da sottolineare è anche il divertente gioco linguistico sui termini stranieri che vengono italianizzati in modo assolutamente personale, da Anita, proprio perché l’uso di parole non italiane veniva impedito durante il Fascismo.

Spero, a questo punto, di aver instillato in voi il desiderio di leggere “Il morso della vipera”, mi auguro che siano passati il gusto e il divertimento che ho provato nel leggerlo. Sono già impaziente di vedere dove ci porterà il secondo capitolo delle avventure di Anita. Sono sicura che riuscirà ancora a stupirci e a coinvolgerci.

“L’imitazione di una foglia che cade” di Luca Doninelli (Aboca edizioni, 2020)

Cecilia ha letto per voi “L’imitazione di una foglia che cade” e ve ne parla in questo articolo. Grazie di cuore ad Aboca per averci inviato una copia del libro e per aver atteso a lungo questa recensione.

 Uno scrittore vive solo da molti anni, ormai abituato alla solitudine. Una mattina riceve un pacco che contiene un libro: Historia Francorum di Gregorio di Tours appartenutogli anni addietro. Il pacco non ha mittente ma l’unico indizio è un indirizzo che non gli rammenta niente. Ma nascosto tra le pagine del libro il nostro protagonista scopre un suo vecchio quaderno contenente il suo primo romanzo, mai pubblicato. E ritorna indietro nel tempo, a quando con i suoi amici frequentava la bancarella di libri di Monsieur Pienau, per intraprendere un viaggio nella filosofia e nell’amore.

Nelle prime pagine scrive: “Nella mia storia non c’è un ulivo ma un acero americano [….] qui l’albero non fa da semplice spettatore degli eventi. Una sola foglia di quell’acero, giunta per caso sul balcone di casa mia, fu sufficiente infatti a cambiare il corso della mia vita”.

“L’imitazione di una foglia che cade” è un testo breve ma intenso, ricco di descrizioni delicate. È un libro che stimola udito e vista, che mentre lo leggi ti fa immaginare il fruscio di una foglia che cade o i colori di un bosco in autunno. Alcuni tratti sono poesia.  Un libro che stimola all’introspezione, al ripensare al passato, alla verità. Perché, come scrive Doninelli “Solo le nostre parole, infatti, spesso non parlano, oppure dicono altre cose da quelle che vorrebbero significare”.

La delicatezza di questo libro in alcuni tratti è sconcertante perché si scontra con la durezza del messaggio che vuole trasmettere “In ogni vero romanzo, per quanto parli di mare, esistono non dette anche le montagne, e nella scena più cruenta vibra il velo di una tenerezza immaginata, o perduta”.

“Coltivando la nostalgia – Viaggio nei ricordi con Roi”

Questa non è una recensione, ma un commento molto personale. Chi mi legge sa che scrivo sempre “di pancia”, ma questa volta un po’ di più. Voglio partire da un aneddoto personale.

Dieci anni or sono, cercavo il libro da tradurre per la mia tesi di laurea e sono stata folgorata, letteralmente, da una pièce teatrale i cui protagonisti sono due ragazzini, innamorati, che cercano di fuggire dai mali del mondo. Ricevuta la possibilità di vistare la Luna (bianca asettica, ma sicura) e osservando la Terra dall’alto, i giovani decidono di tornarvi, dopo aver constatato che, in fondo, oltre alle brutture, in essa sono presenti amore, solidarietà, amicizia, cose per la quali vale la pena “abitarci”. Per Mennuicenul e Allésteplaît (così si chiamano i personaggi di cui parlo) un’esistenza senza emozioni non è contemplabile.

Qualche giorno fa ho ascoltato il racconto che Ermal Meta ha presentato a Radio Italia Ora e ho fatto un viaggio nel tempo. Sono stata trasportata nuovamente nel 2010, alle sensazioni che quel libro tanto importante per me mi ha donato.  Non nascondo che la cosa mi ha commossa.

Il protagonista del testo di Ermal è un alieno, Roi, che avrebbe l’infinito nelle sue mani e invece resta affascinato da questa nostra realtà finita e piena di imperfezioni, scoprendo il tempo, l’amore, i sentimenti umani.

Seppur in modo diverso, i temi affrontati sono simili. Roi lotta con la logica, con il tentativo di ridurre tutto a leggi matematiche, i  ragazzi della “mia” pièce cercano una spiegazione al dolore, al male, ma capiscono che non possono chiudersi in se stessi, perché rischiano di perdersi anche il bello dell’esistenza, ciò che la riempie di valore. Anche Roi si apre, cerca di capire l’umano e tenta  di andare al di là delle sue certezze, arrivando ad amare profondamente il nostro pianeta, tanto da decidere di restarci.

Una playlist di canzoni, ovviamente abbinate perfettamente ai diversi segmenti, aiutano ad intessere un racconto su un altro piano narrativo (se dovessi associare una canzone a “La-haut, la lune”, sceglierei “Extraterrestre” di Eugenio Finardi).

Meta si è dimostrato ancora una volta un abile scrittore, cimentandosi con un genere narrativo non semplice da affrontare e riuscendo a coniugare egregiamente un uso raffinato della lingua, sintesi nella narrazione e una storia coinvolgente e toccante.

Nadia Terranova durante la presentazione del libro di una scrittrice francese ha detto che la letteratura deve occuparsi di tre tematiche fondamentali: vita, morte e amore. Nella sua breve opera il cantautore è riuscito a toccare questi argomenti (si parla di morte indirettamente, ma se si accenna alla finitezza del tempo, non si può non pensare a quello). La curiosità e l’amore (soprattutto quest’ultimo in realtà) sono il motore del cambiamento di Roi. Meraviglioso è il suo stupore per le cose nuove con cui viene a contatto. Mi ha ricordato, per questa sua caratteristica, il sessantenne presente nel racconto presentato da Ermal a Radio 105, il quale per la prima volta fa un bagno al mare e trova la forza di superare le sue paure. Ancora una volta ho avuto la sensazione che il talento narrativo di questo cantante debba essere messo a servizio di testi più ampi, di un libro, che sono sicura incanterà, ancora una volta, per profondità, pregnanza e finezza.

Se volete ascoltare la storia di Roi, questa sera alle 22, su Radio Italia, c’è la replica della trasmissione alla quale Ermal ha partecipato.

Buon compleanno “Un libro e un caffè blog”!

Oggi vi offro virtualmente un caffè speciale, perché è una giornata speciale. Esattamente quattro anni fa feci una pazzia: creare questo blog. Grazie a Biagio per il supporto tecnico. Grazie a chi era con me all’inizio, Cecilia (‘sta casa ascpett’a te quando vuoi). Grazie al mio insostituibile braccio destro, Valentina: senza le sue foto, i suoi consigli e il suo sostegno questo blog non sarebbe lo stesso. Grazie a chi legge le mie recensioni: condividere la mia passione con chi ama i libri è un privilegio. A prestissimo (prima di quanto immaginiate) con i nuovi articoli, Giuliana.

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