I “possibili scenari” della musica sono infiniti, le canzoni possono essere modificate e assumere una forma diversa senza essere snaturate.
Cesare Cremonini ci dà una dimostrazione palese di quanto ho appena detto nella nuova versione del suo album, Possibili scenari, appunto, rivisitato utilizzando “solo” pianoforte e voce.
Sottrarre può essere un rischio, ma in questo caso è stato un valore aggiunto, per utilizzare un’espressione che all’apparenza è un ossimoro, ma in fondo corrisponde a verità.
I 10, incantevoli titoli della tracklist sono, infatti, a mio parere, ancor più belli in questa veste inedita.
Kashmir-Kashmir sorprende l’ascoltatore perché il suo ritmo incalzante non viene affatto indebolito dalla presenza di un unico strumento, Possibili scenari viene esaltata dal minimalismo dell’arrangiamento (soprattutto l’inizio, così denso di significato, sembra essere scandito con ancora più chiarezza e arriva in modo più immediato) mentre Nessuno vuole essere Robin (la mia canzone preferita del disco) è ancora più struggente ed intensa.
Il pianoforte, col suo fascino senza tempo, riesce a creare un’atmosfera intima, elegante e ad annullare qualsiasi distanza dell’ascoltatore.
I pezzi sembrano più veri, vivi, come se la loro essenza, tolto il ricco involucro, si disvelasse senza nessun filtro.
La stessa copertina nella quale dominano i due colori più basici, il bianco e il nero, sembra voler preannunciare questo ritorno al nucleo fondante dei brani stessi, alla loro origine.
Questo lavoro ci mostra in modo lampante che la semplicità unita al vero talento è la strada più sicura per arrivare al cuore e alla pancia del pubblico.