Un libro e un caffè

"Leggere è sognare per mano altrui". Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine.

Mese: aprile 2019

Un omaggio affettuoso e un’intervista mai fatta.

Lo, lo so, vi starete chiedendo perché io vi proponga un altro articolo su Ermal Meta.

Ho già recensito i suoi dischi, i concerti a cui ho partecipato per cui dovrei aver sufficientemente mostrato quanto apprezzi il suo lavoro e invece ho ancora qualcos’altro da dire, sia perché la creatività di questo artista permette di avere sempre nuovi spunti di riflessione, per cui le mie parole non credo siano state del tutto esaustive, sia perché desideravo, sempre a modo mio, fare un piccolo omaggio ad Ermal in occasione del concerto del Forum di Assago tenutosi il 20 aprile, nel giorno del suo compleanno (colgo l’occasione per rinnovargli gli auguri), che come lui stesso ha detto ha chiuso un cerchio, un percorso di tre anni nei quali ha ottenuto finalmente l’ampio riscontro presso il pubblico che meritava sin dai tempi del gruppo La Fame di Camilla, ha dato vita a tre album di altissimo livello e a vari tour di enorme successo.

Negli scorsi due anni (sì, sono arrivata un po’ in ritardo) la musica di Ermal mi ha accompagnata costantemente (solo chi conosce a fondo questo cantautore può capire quanto la sua musica sia densa di significato per chi la ascolta), mi ha regalato emozioni fortissime e amicizie preziose (come ho già detto) e non potevo dunque lasciar passare questo momento senza “immortalarlo” attraverso le parole. Anche il cerchio delle mie recensioni si chiude, mettiamola così.

Il mio omaggio sarà un po’ particolare, perché questa volta, dato che ho già parlato delle sue canzoni, vorrei mettere in evidenza le qualità di scrittura di Ermal, che ovviamente già si evincono dai testi dei suoi brani, nonché il suo essere appassionato di libri e di letteratura.

Di seguito un racconto che ha letto, inaspettatamente, durante una diretta e che dimostra la sua abilità narrativa.

 

Lui era uno di quelli a cui non piaceva il rischio. Non si buttava mai nella mischia, non opponeva mai il petto alle cose, ma la ragione. Affrontava la vita con misura, aveva una misura per ogni cosa e gli andava bene così, almeno questo credeva.

La vide sulla spiaggia, in un giorno in cui il mare cercava di scappare dal suo immenso letto. Ombrellone, protezione solare, il mare però solo negli occhi, non nelle mani, non sulla pelle.

Troppo rischio per lui. Lei invece correva e saltava per agguantare quella felicità che solo i bambini riescono a vedere, come delle farfalle invisibili, le stesse che poi senti nello stomaco quando ti innamori. Ed è così che andò.

Le sentì nello stomaco quelle farfalle e scoprì che tutto quel rischio che aveva sempre evitato, adesso avrebbe dovuto affrontarlo, viverlo.

Si alzò e corse verso il mare, lo aveva fatto già un milione di volte nella sua mente, ma non era mai stato così.

Si prese il rischio più grande di tutti, quello di essere felice.

Sì, perché la felicità brilla, non la puoi nascondere, ti scarnifica le difese e ti rende bersaglio dell’infelicità degli altri. La felicità si vede.

Mentre guidava verso casa, un sorriso gli si sedette sul viso. Pensava a quanto era stato bello giocare per la prima volta con le onde.

Aveva 67 anni”.

 

Il protagonista è tratteggiato con pochi tocchi, senza ridondanza, in modo efficace. La suspense è tenuta per tutto il racconto, che è ben costruito, veloce, ma con la giusta attenzione per i dettagli. Le scelte linguistiche sono estremamente incisive (“un sorriso gli si sedette sul volto”, è una frase da scrittore puro a mio parere) e non manca un finale sorprendente.

Arriviamo così alla seconda parte del mio “panegirico”, quella in cui, tanto per non contravvenire alla regola per la quale chi scrive deve mostrare e non dire, desidererei che lo stesso protagonista “parlasse” attraverso le risposte a delle domande che avevo preparato un po’ di tempo fa. Infatti avevo progettato di  “intervistarlo”, ma purtroppo non è stato possibile per via dei suoi tanti impegni, per cui “lascio” di seguito quello che avrei voluto chiedergli perché non voglio tenerlo per me (l’idea per la rubrica, che inauguro proprio con Ermal, mi è venuta in mente proprio grazie a questo “mancato incontro”), sperando (è sempre bello sognare) che i miei quesiti possano ricevere risposta e che chi segue il blog possa leggere qualcosa di prezioso quanto uno dei bei libri che adoro recensire, in attesa di poter commentare un suo scritto.

  • Dici sempre che la musica è nei libri. Ce n’è uno in particolare che ti ha ispirato questa affermazione?
  • Il retaggio della lingua albanese influisce in qualche modo sulla tua scrittura?
  • Stai scrivendo un libro, che definisci “diario di pensieri”. Noti delle differenze rispetto alla stesura del testo di una canzone?
  • C’è una tua canzone che assoceresti ad un libro?
  • Nei tuoi brani possiamo notare delle citazioni letterarie perfettamente incastonate nel testo. Sono scaturite inconsapevolmente o hai dovuto limare ciò che avevi scritto per poterle inserire?
  • Dal punto di vista musicale sei stato particolarmente segnato da Thom Yorke e dai Radiohead. C’è un libro che avuto lo stesso effetto su di te?
  • In Bionda scrivi: “Se fosse così facile tradurre i miei pensieri”. Riesci ad essere un fedele traduttore di quello che vuoi comunicare o a volte diventi traduttore/traditore?
  • Se i libri avessero una colonna sonora come i film di quale ti piacerebbe comporre l’accompagnamento musicale?
  • Può secondo te un disco essere paragonato ad un libro in cui le canzoni sono i capitoli di una storia che inizia, si sviluppa e finisce?

Di seguito le splendide fotografie che Valentina Ponzo ha scattato al Forum e al concerto di Rossano Calabro del 19/08/2018.

 

“L’amore finché resta” di Giulio Perrone (HarperCollins, 2019)

Spesso la vita ci pone di fronte ad un bivio, ci impone di crescere, di cambiare, di reinventarci.

È quello che accade al protagonista del romanzo “L’amore finché resta”, Tommaso Leoni, che lasciato dalla moglie vede crollare all’improvviso il suo mondo, finto (non ama la sua compagna, la tradisce e l’ha sposata solo per convenienza), ma sicuro che si era costruito. I privilegi economici dovuti alla posizione sociale della consorte vengono meno per cui non solo Tommaso deve tornare a casa della madre nella periferia romana, ma deve trovare un nuovo lavoro e dimostrare di essere un buon padre per suo figlio Pietro, col quale non ha mai avuto un rapporto profondo.

Si lascia così convincere a ripescare un suo vecchio manoscritto (in effetti è anche un aspirante scrittore) e soprattutto a diventare uno youtuber. Comincia a dare consigli sentimentali, spiegando soprattutto il punto di vista dei maschi sull’universo femminile e sulle relazioni sentimentali, suscitando non poche polemiche.

In effetti, proprio vista la risonanza e il carattere piuttosto schietto dei suoi video, Tommaso dovrà seriamente riflettere sul suo futuro, proprio nel momento in cui fama e soldi sono per lui vicini.

Tra il serio ed il faceto, tra amarezza ed ironia, Perrone ha composto una riflessione sui sentimenti, soprattutto al giorno d’oggi. Tutto in quest’epoca fatta di social e apparenza sembra volatile, anche qualcosa di prezioso come l’amore. Tommaso, ad esempio, lo affronta con superficialità, probabilmente a causa dell’enorme delusione vissuta da adolescente, ma matura e riesce a diventare un uomo più consapevole.

L’intento dell’autore è soprattutto quello di mettere a confronto uomini e donne e di innescare una discussione a proposito del conflitto che persiste fra questi due mondi apparentemente opposti e in “lotta” fra loro. In effetti Perrone riesce benissimo nel suo scopo e ci sono diversi punti su cui può disquisire.

Come personaggio, il protagonista diventa sempre più solido man mano che si procede nella narrazione e anche la storia diventa sempre più coinvolgente, fino ad un finale sorprendente.

Il libro, scritto in modo diretto e semplice, è scorrevole, di sicuro attuale per cui può essere interessante per il lettore.

 

“I segreti del college” di Catherine Lowell (Garzanti, 2019)

È una verità universalmente riconosciuta (scusa zia Jane se mi approprio delle tue parole), che il nome Brontë sia come una calamita per me e che tutto ciò che riguarda la famiglia più affascinante e misteriosa della letteratura inglese catturi l’attenzione.

Catherine Lowell ha confezionato un thriller ben articolato in cui narrazione fittizia e letteratura si intrecciano, dando vita ad un testo che senza dubbio intriga moltissimo.

Samantha è l’ultima discendente delle celeberrime sorelle di Haworth. Suo padre, un eccentrico scrittore che ha, quasi ossessivamente, cercato di inculcarle l’amore per i libri, soprattutto per quelli delle sue antenate, scompare prematuramente in un tragico incendio, lasciandole in eredità un mistero da scoprire, un lascito da proteggere oltre che un ingombrante passato personale che verrà alla luce solo durante le sue ricerche per risolvere l’enigma che il suo bizzarro genitore le ha chiesto di decifrare e che forse troverà una soluzione tra le mura di Oxford, il college presso il quale la ragazza sta studiando.

L’atmosfera gotica e anche un po’ rétro, se vogliamo, i riferimenti a romanzi e a romanziere (e poetesse) iconiche ed amatissime rendono “I segreti del college” una lettura stimolante e piacevole.

I costanti colpi di scena e la voluta ambiguità dell’autrice tengono il lettore costantemente sul filo del rasoio, la tensione è palpabile in ogni pagina e il risultato è di sicuro pregevole.

Chi ha amato Agnes Grey, The tenant of Wildfell Hall,  Jane Eyre, Cime tempestose troverà pane per i suoi denti, forse anche argomenti su cui discutere. Proprio in merito alla citazione delle tre scrittrici, ho trovato molto originale e non scontato l’inserimento delle loro opere nella trama. In effetti risultano essere non solo tasselli utili per il già citato enigma, ma fungono da pretesto per nuove analisi ed eventuali nuove interpretazioni.

Non sarà sicuramente stato semplice per la Lowell aver trattato un soggetto simile, ma la prova è stata superata brillantemente. Non sempre infatti ci sia accosta a mostri sacri come le Brontë in modo consono ed opportuno e invece in questo caso mi sembra lo si faccia intanto con cognizione di causa e con il dovuto rispetto, attraverso una storia congegnata in modo appropriato.

Vi invito quindi a cominciare un viaggio in Inghilterra tra i vetusti corridoi di una delle Università più famose al mondo e tra le anguste stanze del Brontë Parsonage: non vi pentirete di esservi imbarcati in questa avventura.

“Rum e Segreti” di Jane Rose Caruso

Miss Book è tornata, con i suoi manicaretti e la sua capacità di risolvere i problemi delle persone che le stanno intorno.

Dopo essere partita per Barringhton, viene richiamata d’urgenza a Beltroy per risolvere lo spinoso caso delle morte di Mr. Bell, un uomo brutale e violento che ha sempre maltrattato moglie e figli.

La donna userà tutta la sua saggezza e tutto il suo intuito per venire a capo del misterioso decesso, per riportare la calma nel piccolo paesino e soprattutto nelle anime delle persone a lei più vicine.

Il cibo anche in “Rum e Segreti” è il “pretesto” per parlare dei sentimenti, degli stati d’animo dei personaggi. Ogni pietanza contiene tutta la cura e la sensibilità della protagonista e diventa qualcosa di più che semplice cibo, qualcosa di simbolico che allevia le pene, aiuta o dà forza in determinanti momenti.

L’atmosfera del testo è sicuramente meno leggera rispetto agli altri volumi della serie. La linea gialla che lo percorre gli conferisce in qualche modo una cupezza maggiore, anche se mitigata dal carattere di Miss Catharine che con la sua solidità e la sua pacatezza è capace di trovare del buono in ogni situazione e un barlume di speranza anche nei momenti più duri.

Anche la cittadina di Beltroy viene toccata dal dolore, viene scossa dal male, ma niente è irreparabile, niente è irrisolvibile e quell’atmosfera soave, incantata che la caratterizza torna come quando torna il sereno dopo un brutto temporale estivo.

Col suo stile semplice e diretto Jane Rose Caruso ancor una volta ci “consegna” un testo godibile, delicato e scritto in modo consapevole e curato, che riflette perfettamente quello che si vede nel suo blog oltre che il suo stesso carattere, il suo gusto e i suoi interessi.

Oltre a “Rum e segreti” consiglio vivamente a tutti di leggere anche gli altri romanzi da lei pubblicati, in particolare a chi ama i libri che contengono che quella poesia che forse nel mondo moderno si è persa, per chi ama usare la fantasia anche attraverso la cucina e per chi vuole immergersi in pagine impreziosite da una prosa garbata e accattivante.

Libro : Rum & Segreti
Serie : Miss Garnette Catharine Book
Disponibile: Cartaceo e Ebook su Amazon 
Pagine: 268
Uscita: 15 Aprile 2019
Prezzo: € 9,99 (in offerta fino al 30 Aprile) poi passerà a € 12,00

TRAMA
Tutto sembra andare per il meglio, quando Miss Book riceve una terribile notizia, che la costringe a rientrare a Beltory prima del previsto. Mr Bell, il padre di Mary, la sarta, è morto e la ragazza è stata incolpata dell’omicidio. La poveretta si trova in guai seri e chiede l’aiuto di Miss Book, per dimostrare la sua innocenza. Un altro segreto da svelare per Miss Book, ma non il solo: anche il cuore di sua nipote Prudence è confuso, ma forse, grazie proprio a questa vicenda, anche la ragazza riscoprirà l’amore. Gli abitanti sono decisi, nel frattempo, a organizzare una grande festa per festeggiare l’amore in tutte le sue forme. Quale sarà l’ingrediente che stavolta servirà?

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Recensione “Head or heart” di Christina Perri


Ho conosciuto Christina Perri, come molti, attraverso la ballata “A thousand years”, parte della colonna sonora di Twilight, ma dopo, oltre a questa hit, ho scoperto un mondo musicale molto profondo, fatto di canzoni viscerali e sincere, dolci, delicate, a volte più incalzanti, a volte più cupe e riflessive, sicuramente tutte molto incisive e frutto di un animo sensibile oltre che di un enorme talento.
Alcune sono davvero catartiche e mi hanno “cullata” per un lungo periodo, facendomi compagnia per giornate e anche nottate intere.
Il secondo album della cantautrice italo-americana si intitola “Head or Heart” e proprio oggi “compie” cinque anni, per cui ho deciso di parlarne, visto che è anche uno dei miei dischi preferiti in assoluto.
“Head or Heart”, testa o cuore, è il dilemma che attanaglia qualsiasi essere umano nell’affrontare le decisioni o i bivi che gli si pongono davanti, nella sua vita, che abbiano a che fare con i sentimenti o meno.
Si parla molto di amore in questo lavoro: da quello nasce (si veda, o meglio si ascolti per questo la romanticissima “The words”, oppure la sognante “Sea of lovers”, in cui sembra davvero di fluttuare, come quando di è all’inizio di un nuovo amore e di cui mi hanno colpita questi versi molto raffinati: A certain type of darkness is stalling me/Under a quite mask of uncertainty/ I wait for light like water from the sky/ And I am lost again”), a quello che fa soffrire e lacera, a quello che rende sereni ed è, “l’ultimo amore”. Mi riferisco al ritmatissimo e allegro duetto con Ed Sheeran “Be my forever”.
Si parla tanto però, anche di consapevolezza di sé, dell’acquisizione della sicurezza e del coraggio per realizzare i propri sogni. “Burning gold”, infatti, racconta in qualche modo la storia della stessa Perri che ha lasciato Philadelphia per andare a Los Angeles in cerca di fortuna. Questa canzone dunque, diventa una sorta di inno per tutti coloro che seppur con timore decidono di rischiare e concretizzare i propri desideri.
“I believe” è uno di quei pezzi che non si possono catalogare come semplici canzoni.
In esso c’è tutto il cammino che un’anima può compiere: dal tormento, al sollievo, dalla caduta, dal buio alla luce della rinascita. Verità e intensità emergono dall’interpretazione della cantante che impreziosisce un testo pregno di significato.
In attesa di nuove composizioni che spero arrivino presto e che saranno sicuramente delle perle, vi lascio questi miei pensieri sul suo precedente lavoro e vi invito anche ad ascoltare anche “Songs for Carmella”, Cd che ha dedicato alla sua bambina con le canzoni che ama cantarle e in cui è contenuta una versione inedita di “A thousand years”, reinterpretata come se fosse una ninna nanna.

Di seguito trovate la traduzione della recensione.

I’ve known Christina Perri, as many of us, listening to the ballad “A thousand years”, from the soundtrack of Twilight, but afterward I’ve discovered a deep world that consist of genuine, visceral, sweet and tender songs, product of a sensitive soul and of a huge talent.

Her songs are  really cathartic and have “cradled me” for a long time, keeping me company through days and nights.

The second album of the Italian-American songwriter is called “Head or Heart” and today is its fifth birthday, so I’ve decided to talk about it, also because it is one of my favourite albums ever.

Use the head or the hear: every human being has this dilemma when faces important issues regarding love but not only.

This works talks a lot about love as I said: when love begins, for example in “the words” or in the dreamy “Sea of lovers” (I love these refined lines: “A certain type of darkness is stalling me/Under a quite mask of uncertainty/ I wait for light like water from the sky/ And I am lost again”), when he causes pain, or when it make someone happy (see “Be my forever” sung with Ed Sheeran”).

This album talks also a lot about self-consciousness, of strength and of the courage that it takes to realize our dreams. For example, “Burning gold” is some way the story of Christina who has left Philadelphia and has gone to Los Angeles to become a singer.

“I believe” isn’t simply a song because in this masterpiece there is the journey of soul: from the affliction to the solace, from the darkness of the fall to the light of the rebirth.

Truth and intensity emerge from the interpretation of the singer that refine the meaningful lyric.

Waiting for her new works, that will be certainly beautiful, I’ve written for you my thoughts about “Head or Heart” and I suggest you to listen to “Songs for Carmella”, the album dedicated to Christina’s daughter Carmella and that include “A thousand years”, reimagined as a lullaby.

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