Nella suggestiva location del Museo di culti arborei del mio paese, sabato scorso, si è tenuta la presentazione del libro “Le ombre del passato” di Domenico Lauria, organizzata dalla Pro Loco, dal Comune di Accettura e dall’associazione Avis.
Ambientato nella splendida cornice delle Dolomiti lucane (i luoghi sono riconoscibili, ma non identificati in modo preciso perché diventino quasi universali) lo scritto ha come protagonista Nico, ragazzino dall’infanzia travagliata, adottato da due amorevoli genitori, che dovrà sciogliere i nodi del suo passato.
Scorrevole e in linea con la tradizione del racconto orale (sembra di leggere, o meglio, di ascoltare una delle storie che l’anziano zio Achille narra a Nico) “Le ombre del passato” è variegato e ricco di contasti. In effetti è un po’ un romanzo di formazione, un po’ un mystery (Nico dovrà dipanare le ombre che ancora ci sono nella sua vita), un po’ un fantasy (Lauria attinge anche dalle nostre leggende locali, rivisitandole) ed è costruito una serie di dicotomie: bene/male, passato/presente, realtà/“fantasia”.
Molti sono anche i temi affrontati dall’autore tra i quali l’adolescenza, il bullismo, il vivere in un piccolo centro con i suoi pregi e difetti. In un pesino ci si conosce tutti, ma ci si può sentire estremamente soli, si dà molta importanza all’apparenza (nel testo non sempre i personaggi sono ciò che appaiono e bisogna guardare al di là della superficie per comprenderli davvero), spesso si può essere vittima di pregiudizi o di giudizi affrettati.
Come si può notare gli argomenti di discussione non sono mancati, ma ci è soffermati in particolare sull’attenzione data dallo scrittore al nostro territorio per poi confrontarsi sulla promozione del e nel territorio. Una voce che diventa narrazione, che racconta i luoghi natii è sicuramente un ottimo modo per farli conoscere e incontri come quello che si è svolto ad Accettura sono momenti importanti per dar risalto a queste voci e per dar vita a momenti di dibattito che sicuramente arricchiscono e aiutano a far crescere soprattutto località piccole come quella in cui vivo.