Un libro e un caffè

"Leggere è sognare per mano altrui". Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine.

Categoria: recensione

“Lo specchio di Sara” di Marica Petrolati (Scheletri Ebook, 2021)

“Scheltri” mi ha dato di nuovo l’opportunità di leggere uno dei racconti horror de suo catalogo, li ringrazio per questo e li ringrazio per avermi proposto “Lo specchio di Sara” di Marica Petrolati, una delle opere horror migliori che io abbia mai letto. Riconosco di non essere una grande esperta del genere, che non leggo molti horror, ma senza alcun dubbio, dopo essermi immersa nelle 26 pagine di questo testo, di trovarmi di fronte ad un piccolo capolavoro del genere e ad una grande narratrice.

Intanto brevemente vi illustro la storia e poi vi parlo delle mie impressioni.

Monica e Gabriele sono sposati e hanno una meravigliosa bambina, Sara. La loro vita sembra tranquilla, fino a quando alcuni comportamenti della bambina cominciano a diventare inquietanti.

Non posso raccontare di più per non rivelare troppo, ma posso dire che l’autrice ha raggiunto il suo scopo: costruire qualcosa che spaventi ed angosci (ho avuto i brividi anche dopo aver finito di leggere il testo).

Fino all’ultima riga si sta con il fiato sospeso, la precisione nella costruzione della trama e del suo svolgimento è impressionante. Ogni elemento è al posto giusto e ogni evento al momento giusto. La suspense è palpabile per tutto il tempo della storia e regge in modo ottimale fino all’ultima parola. Non ci sono scene splatter, ma una tensione emotiva e psicologica, che parte dai personaggi e arriva a chi legge. Se avete voglia di rituffarvi nelle atmosfere disturbanti di un mini film horror, ma sulla carta, ecco “Lo specchio di Sara” è l’opera perfetta per voi!

“Io sono Gordon Bloom” di Francesco Cariti (Scrittura a tutto tondo, 2021)

Finalmente, dopo un anno lavorativo molto intenso, posso rifiatare e dedicarmi di più alla lettura e alle recensioni, per cui il blog non va in vacanza! Riprendo a scrivere, parlandovi di “Io sono Gordon Bloom”, propostomi da “Scrittura a tutto tondo”, che ringrazio di cuore, perché è per me un piacere ricevere tanta fiducia e testi sempre così interessanti.

Gordon Bloom è un agente di commercio, nello specifico si occupa di quadri. Totalmente anaffettivo, dedito a perseguire solo il proprio tornaconto, il proprio ideale di una vita comoda e agiata, dà avvio ad un vortice di efferati omicidi, che racconta in modo totalmente “crudo” e quasi distaccato.

La narrazione, è condotta in prima persona. In effetti è chiaro sin dal titolo che l’io è il pronome predominante nel romanzo, perfetto specchio dell’ego sconfinato del protagonista. A metà tra autoanalisi e diario, Gordon ripercorre la sua esistenza, quasi la spiattella in faccia al lettore, un po’ con compiacimento, un po’ con l’intento di riflettere, ma senza mai pentirsi o cercare l’assoluzione. Il narratore ci conduce per mano nel racconto, con pause, spiegazioni, pensieri, quasi come se ci parlasse faccia a faccia.

“Non ci sono implicazioni morali nelle mie decisioni, peso solo vantaggi e svantaggi”. Questa frase riassume perfettamente il modus operandi del nostro mercante d’arte e dà un’immediata idea di chi egli sia e di come ragioni.

Analizzando le vicende di Gordon, si ha modo di meditare su argomenti di fondamentale importanza quali il concetto di giusto e sbagliato, di ineluttabilità del proprio destino e di libero arbitrio. Pur essendo un romanzo ricco d’azione, che fa quasi pensare alla sceneggiatura di un film americano, non manca, come si evince da quel che ho detto, una profondità di intenti che spinge ad andare oltre l’azione, la suspense, il puro genere giallo, per cercare qualcosa di più, qualcosa che concerne ognuno di noi, perché ripensare alle proprie esistenza, alle proprie decisioni, all’impatto che anche la più ininfluente di esse può aver sul resto delle nostre vicende umane, riguarda chiunque.

Lo scopo di un libro è quello di intrattenere, di far divagare, ma anche quello di suscitare interrogativi e far ragionare e “Io sono Gordon Bloom” riesce a raggiungere entrambi gli obiettivi. Complimenti a Francesco Cariti e complimenti a Scrittura a tutto tonda per la cura nella selezione delle opere del suo catalogo.

“Piano Concerto Schumann” di Paola Maria Liotta (Il seme bianco, 2019)

Musica, mistero e sentimento sono gli ingredienti principali di questo romanzo di Paola Maria Liotta, la cui protagonista è Fiamma Fogliani, talentuosa pianista conosciuta in tutto il mondo e chiamata, dall’affascinante direttore d’orchestra Albert Marni, ad eseguire il celebre Piano concerto di Schumann, in occasione di una serata di beneficenza in favore di un popolo orientale che sta vivendo un periodo difficile, segnato dalla guerra.

La donna riceve in dono da una sua cara amica, Paulette, una spinetta pregiatissima e antica che diventerà l’innesco di un intricato “caso”, la cui risoluzione si rivelerà estremamente complessa.

Fiamma risulta un personaggio ben delineato, descritto con minuzia e attenzione e in effetti il narratore molto si sofferma su di lei rendendo evidenti la sua dedizione al pianoforte, la sua dolcezza, la sua grande forza d’animo e la sua tenacia.

Tutto il testo è pervaso da un’atmosfera raffinata ed elegante, data anche dalle varie città in cui la protagonista vive o lavora (Torino e Parigi, ad esempio) ed è intriso di sensibilità artistica, di vero amore per l’arte, in tutte le sue forme.

Lo stile classico, pulito, essenziale, ma curato utilizzato dall’autrice ben si attaglia alla trama e alla stessa Fiamma. Ho riscontrato, in effetti, una coerenza narrativa, che rappresenta di sicuro un pregio di questo romanzo.

“Piano concerto Schumann” è a mio avviso, una lettura estremamente gradevole, che piacerà soprattutto agli appassionati di musica, ma anche a chi, più in generale, ama opere sobrie e delicate.

 

L’AUTRICE
Paola Maria Liotta vive ad Avola (Siracusa) ed è docente di materie letterarie e latino nei licei. Appassionata di letteratura da sempre, cura presentazioni di libri, salotti letterari ed eventi culturali.
Ha pubblicato quattro sillogi poetiche, ottenendo premi di rilievo nazionale. Al 2013 risale la pubblicazione del suo primo romanzo, Ed era colma di felicità. È anche autrice del testo teatrale Briseide, finalista al Premio “Giuseppe Antonio Borgese” 2019: una riflessione sulle tragedie attuali e sulla condizione femminile.
Inoltre è appassionata di gastronomia: ha curato una rubrica culinaria sul «Gazzettino del Sud-Est» e nel 2014 ha pubblicato Miele, mandorle e cannella, finalista al Premio Letterario “Cittàdi Pentelite”.
A sei anni dal suo debutto nella narrativa, torna in libreria con Piano Concerto Schumann e affida a “Scrittura a tutto tondo” la promozione della sua opera.

Anticipandovi che prossimamente pubblicherò anche l’intervista a Paola Maria Liotta, ringrazio Francesca Zelletta per avermi proposto la lettura di questo libro.

“Possibili scenari per pianoforte e voce” di Cesare Cremonini (Universal Music Italia, 2018)

I “possibili scenari” della musica sono infiniti, le canzoni possono essere modificate e assumere una forma diversa senza essere snaturate.

Cesare Cremonini ci dà una dimostrazione palese di quanto ho appena detto nella nuova versione del suo album, Possibili scenari, appunto, rivisitato utilizzando “solo” pianoforte e voce.

Sottrarre può essere un rischio, ma in questo caso è stato un valore aggiunto, per utilizzare un’espressione che all’apparenza è un ossimoro, ma in fondo corrisponde a verità.

I 10, incantevoli titoli della tracklist sono, infatti, a mio parere, ancor più belli in questa veste inedita.

Kashmir-Kashmir sorprende l’ascoltatore perché il suo ritmo incalzante non viene affatto indebolito dalla presenza di un unico strumento, Possibili scenari viene esaltata dal minimalismo dell’arrangiamento (soprattutto l’inizio, così denso di significato, sembra essere scandito con ancora più chiarezza e arriva in modo più immediato) mentre Nessuno vuole essere Robin (la mia canzone preferita del disco) è ancora più struggente ed intensa.

Il pianoforte, col suo fascino senza tempo, riesce a creare un’atmosfera intima, elegante e ad annullare qualsiasi distanza dell’ascoltatore.

I pezzi sembrano più veri, vivi, come se la loro essenza, tolto il ricco involucro, si disvelasse senza nessun filtro.

La stessa copertina nella quale dominano i due colori più basici, il bianco e il nero, sembra voler preannunciare questo ritorno al nucleo fondante dei brani stessi, alla loro origine.

Questo lavoro ci mostra in modo lampante che la semplicità unita al vero talento è la strada più sicura per arrivare al cuore e alla pancia del pubblico.

Ritratti post concerto!

“Cos’è la musica?

Un lampo che illumina la tua mente o quel che dopo ne rimane, seppure poco, dandoti speranza”.

Le parole dello splendido monologo che introduce i concerti del Non abbiamo armi tour sono proprio vere: la musica può illuminare la mente e riscaldare il cuore, può far divertire ed emozionare, può unire e creare legami fortissimi. Soprattutto la musica di Ermal riesce a fare tutto ciò.

Ho atteso di poter ascoltare dal vivo e cantare “con lui” le sue meravigliose canzoni che non passano distratte, ma restano ancorate nel profondo, per oltre un anno, condividendo la mia passione musicale con persone diventate per me importanti. Guardando i video o le esibizioni in TV avevo aspettative elevatissime, che non sono state affatto disattese.

Nell’anfiteatro raccolto e graziosissimo di Rossano Calabro, infatti, è andato in scena uno spettacolo travolgente, ma anche intimo e toccante.

Ad aprilo la sensibilità e la delicatezza di Cordio, promettente cantautore (spero venga ulteriormente valorizzato) che si è esibito insieme ad un altro musicista di talento:  Davorio. “Altro che artista”, “Ritratti post diploma”, “Il Paradiso”, “1402”e  “Una danza”  ci hanno fatto immergere perfettamente in un clima di arte purissima. Cordio è l’esempio perfetto di come si possa fare musica senza inseguire mode e senza sgomitare per arrivare, ma cercando di dire qualcosa, come il suo “mentore” insegna.

Dopo il giovane siciliano una breve pausa e poi le note di Non abbiamo armi hanno acceso l’entusiasmo del caloroso pubblico,  del quale faceva parte anche il piccolo  e tenerissimo Giuseppe, che ha duettato con Ermal al Forum di Assago.

Non c’è stato bisogno di orpelli sul palcoscenico o di scenografie elaborate perché lo show avesse successo: sono bastate l’energia e l’emotività di Ermal che è stato coinvolgente e ispirato come sempre. Sorridente e con gli occhi pieni di gratitudine per l’affetto dei presenti (“È tutto troppo”, ha detto) ci ha regalato quasi due ore di talento e pura vitalità.

Con “Gravita con me”, secondo brano in scaletta, il cui video è stato girato tra i Calanchi lucani e che dunque mi è molto caro, eravamo già tutti carichi e pronti a scatenarci.

“Caro Antonello” è uno dei pezzi sicuramente più sentiti da Ermal, che per cantarlo si è seduto palco  rimarcando il suo sentirsi a casa quando è “in scena” oltre alla volontà di avvicinarsi al pubblico. La sua mimica e la sua voce hanno comunicato molto efficacemente l’intensità di questa perla del suo repertorio. Di sicuro le sue doti non sono un trucco e la magia vera è sì il pubblico (lo ha definito proprio così), ma soprattutto ciò che riesce a sprigionare interagendo con chi lo ascolta.

In “Schegge” Meta dichiara tutto il suo amore per la musica, un abbandono totale alle note e alle parole mostrato anche fisicamente quando, al termine della canzone, ha poggiato la testa sul pianoforte e lo ha quasi abbracciato.

“Mi salvi chi può” è un altro dei momenti live da “pelle d’oca al cuore”. Emergono a pieno, dal vivo, la visceralità e la potenza di questa canzone.

Con convinzione e partecipazione abbiamo tutti urlato a squarciagola quel “cambia le tue stelle” che ha donato positività a tanti e che ha rivelato tutta la bravura di Ermal.

Un intro/assolo con la chitarra elettrica e il ritmo battente dei tamburi ha reso meravigliosamente coinvolgente “Molto bene, molto male” in cui emerge anche la voce di Andrea Vigentini, bravissimo ai cori e alla chitarra (tutti i componenti della band ‒ Dino Rubini, Emiliano Bassi, Roberto Pace e Marco Montanari ‒ sono eccezionali).

Menzione speciale per Umano e l’attimo in cui avviene un cambio di ottava letteralmente da brividi che, se ce ne fosse ancora bisogno, mette ancora più in mostra le qualità vocali di Ermal.

Tra vecchi e nuovi successi dunque la serata è volata via fin troppo velocemente. Ciò che non andrà via tanto velocemente, però, è il ricordo di un evento memorabile: chi può non si lasci scappare l’occasione di veder dal vivo un artista completo e sempre sorprendente.

A corredo di questo resoconto, poco tecnico e molto istintivo, troverete le splendide foto di Valentina Ponzo, che vi porteranno visivamente al concerto. Potrete visionarne alcune all’inzio dell’articolo altre al seguente link:

https://www.facebook.com/profile.php?id=100009042310271&sk=photos&collection_token=100009042310271%3A2305272732%3A69&set=a.2032568737054517&type=3

 

 

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