Un libro e un caffè

"Leggere è sognare per mano altrui". Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine.

Mese: aprile 2022

“Come corde di chitarra” di Anna Bells Campani (Sperling & Kupfer, 2022)

Questa è una delle mie recensioni “di cuore”, quelle che scrivo con particolare emozione e gioia.

Devo dire che le mie promesse ad Anna Bells Campani vengono sempre mantenute con un certo ritardo e me ne scuso, ma eccomi qui a parlarvi del suo primo romanzo “da solista”, “Come corde di chitarra” e non lo faccio semplicemente per onorare la parola data, ma perché ci tengo moltissimo. Davvero questa scrittrice ha un talento puro, una passione encomiabile e riesce con la sua penna ad entrare nel cuore di chi legge per cui non posso fare altro che mettervi a parte dei miei pensieri.

Dopo essere stata, metaforicamente parlando, ad Istanbul, per narrare l’epica avventura di Can e Sanem, questa volta Anna ci porta a Londra con Riley che fugge dalla sua terra natìa ed è costretta a crearsi una nuova identità. In un locale, per caso, viene letteralmente rapita dalla voce e dalla musica di Liam. Quasi un incantesimo sembra spingerli sempre di più l’uno verso l’altro nonostante le insidie, i segreti, le difficoltà che hanno davanti i due giovani. Supererà questo amore tenuto insieme dal filo invisibile del destino (non è un caso che nel testo aleggi sempre la leggenda del filo rosso del destino, appunto), tutti gli ostacoli? Non vi rivelerò il finale, ma vi assicuro che per arrivarci dovrete navigare in un mare di suspense e colpi di scena che vi faranno stare col fiato sospeso fino alla fine.

Una delle cose che ho apprezzato di più di “Come corde di chitarra” è proprio questa: non è un romance scontato o “facile”.  A partire dai personaggi che sono ben lontani dall’essere l’epitome della perfezione, come i tipici protagonisti dei romanzi rosa. Sono due anime tormentate, che si portano un pesante fardello dietro e nulla è fatto perché i loro dissidi interiori si risolvano in modo frettoloso o banale.  Sentimento, dolore passione sono espressi in modo viscerale, intenso.

La musica, poi, viene inserita nella storia in tutta la sua potenza. I testi e la melodia nel romanzo diventano estensione del corpo e dell’animo dei protagonisti. Le canzoni non sono solo una colonna sonora, ma riverbero profondo dei sentimenti.

Quando i libri sono così sinceri, appassionati e nascono da una fiamma tanto viva, devono essere letti e sicuramente saranno amati.

In attesa dunque del prossimo mattoncino della carriera di Anna, che tornerà a scrivere con la “socia” Raffaella, non lasciatevi scappare “Come corde di chitarra”, non ve ne pentirete.

“All’ombra dei fichidindia” di Pier Luigi Luisi (Medea Editore, 2021)

Continua con estremo piacere la collaborazione con l’agenzia stampa “Scrittura a tutto tondo”. Questa volta ho letto All’ombra dei fichidindia, scritto dal professor Pier Luigi Luisi, che ci porta alla scoperta dell’Isola d’Elba raccontando le storie di coloro che l’hanno abitata, tra realtà e leggende, politica e vite private, pettegolezzi di “paese” e verità personali. A dare il via alla narrazione è l’anarchico Vito Michele, proveniente da Rapone e mandato in esilio proprio sull’Isola. Come tanti rami nati da un’unica pianta al primo racconto se ne aggiungono tanti altri, come fotografie da angolazioni diverse.

Ogni storia si integra perfettamente con quella raccontata nel capitolo successivo, ma è anche autonoma, per cui se la visione d’insieme potrebbe dar l’impressione di avere davanti un romanzo compiuto, in effetti potremmo anche parlare di una raccolta di tanti racconti, a sé stati e autoconclusivi.

La bellezza di questo testo, scritto con minuzia, semplicità (si legge davvero con piacere e facilità) e impreziosito ulteriormente dall’aggiunta di foto e illustrazioni per aiutarci ad immergerci ancor di più nella storia, risiede nel fatto, a mio avviso, che si ritorna un po’ ai racconti dei nonni, a quegli aneddoti che si tramandano di generazione in generazione, magari raccontati nei momenti conviviali o in quelli più intimi e che poi diventano parte fondamentale dei nuclei familiari, ma anche dei luoghi che di abitano, più in generale. In effetti ogni posto ha un suo paesaggio fisico, ma anche umano ed emotivo. Tutto questo emerge perfettamente dall’opera di Luisi che ci porta tra i marinai e i pescatori, ma ci fa conoscere anche, ad esempio, la forza di Filomena che emigra, di nascosto, con le sue tre bambine in America e al contrario la debolezza di suo marito Pompeo, persona inconcludente, che riesce a fare “sogni lunghi”, ma purtroppo nessuna cosa concreta o di Rositta, una delle loro figlie.

Una variegata tavolozza di emozioni (la dolcezza del ricordo, l’ironia in alcuni casi, il sentimento) è quella impiegata dal professor Luisi per dipingere il suo “piccolo mondo antico” che però nulla ha perso del suo fascino e del suo valore.

Tris di recensioni: “Game day”, “A cavallo verso nessuno”, “Principessa Saranghae”.

Per ognuno di noi c’è un libro: che sia da leggere o da scrivere ciascuno può avere le storie che gli si confanno di più, per genere, per stile di scrittura (o lettura) o semplicemente per inclinazione personale.

Questo mi è apparso ancor più evidente, quando, per un caso eccezionale, mi sono trovata “contemporaneamente” di fronte a tre opere diversissime l’una dall’altra per tutte le ragioni che ho elencato prima.

È stato un privilegio ricevere da Simona Mirabello, che ringrazio di cuore per la fiducia, “Game day” di Federica Tronconi (O.D.E. Edizioni), “A cavallo verso nessuno” di Serena Guerra (Rossini Editore) e “Principessa Sarenghae” di Diego Galdino (Bertoni Editore).

Il primo testo è un romanzo rosa moderno con tutte le carte in regola per appassionare gli amanti del genere: due protagonisti che sembrano universi lontanissimi l’uno dall’altro e invece finiscono per trovare l’incastro perfetto, scintille iniziali, ostacoli e tanto sentimento. L’intrigante storia d’amore tra Stefania, una giornalista sportiva seria, decisa e delusa dall’amore e Andrea, aitante cestita con la fama di donnaiolo, ritenuto tanto bello quanto superficiale (in realtà ben diverso da come lo dipingono), risulta perfettamente coerente nella costruzione e di agevole lettura. Con semplicità, ma altrettanta perizia, “Game Day” centra in pieno l’obiettivo, ossia quello di offrire una love story che possa far rilassare, divertire ed emozionare chi la leggerà.

Passo ora a parlarvi dello scritto di Serena Guerra, cambiando totalmente “atmosfera”. Si tratta, infatti, di un diario molto profondo, del racconto intimo, anche sofferto a volte, dell’esperienza di vita della narratrice che però in alcuni momenti acquista un afflato universale. In effetti tutti prima o poi nella vita ci chiediamo se quel che accade, accade a caso o ha un senso; tutti cerchiamo il nostro posto nel mondo e il senso del nostro del nostro esistere. La protagonista ha una fortissima passione per i cavalli, per le arti marziali e ha un mondo spirituale estremamente vivace con cui lotta a volte. Cerca di placare, a volta, il tumulto che sente dentro anche attraverso la meditazione, che le dà serenità. Nella natura trova conforto e anche quel senso di divino che non riesce a cogliere nella religione “canonica”. Il flusso di coscienza detta i tempi della narrazione, che sicuramente ha lo scopo di far riflettere, oltre che rappresentare quasi una terapia per chi racconta. Piccola postilla: da aspirante traduttrice ho assolutamente amato il riferimento alla traduzione di Zanna Bianca, in particolare riferendosi alla natura come a “Lo Wild”. Non è scontata un’analisi traduttologica in un libro e, appunto, essendo sensibile alla tematica non ho potuto che apprezzare questa “divagazione”.

Arrivo dunque all’ultimo testo che ho avuto il piacere di visionare, quello di Diego Galdino. Ho già avuto modo di apprezzare la sua scrittura e anche in questo caso non sono rimasta delusa. Delicato, dolce, ironico, con un gusto rétro che lo rende delizioso, “Principessa Saranghae” è la storia di un sentimento particolarissimo, nato tra Giulio, un romano che ha aperto un negozio di palle di neve e una principessa coreana del 1300, che l’uomo riesce a conoscere “entrando” in una palla di neve magica regalatagli da un uomo in America.

Un amore impossibile (ma forse neanche tanto) tra presente e passato, sogno e realtà, soldati del XIV secolo severissimi e una moderna Roma, ma che proprio in questa imprevedibilità trova il suo tratto caratteristico.

I versi iniziali pregevoli, ma romanticissimi e, per me, commoventi fanno da apripista un racconto ricco di sensibilità e originalità. Senza strafare Galdino ci mostra che forse alcuni valori non andrebbero mai persi e non dovrebbero mai passare di moda.

Vi ho mostrato tre pianeti letterari differenti e non c’è niente di più bello che perdersi in essi e vedere quanto possano arricchire le storie e le parole più variegate.

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