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“Voci di radici, di nebbia e di pioppi
Voci nella testa, voci contro il tempo
Che riempiono la vita restando nel silenzio
Voci che non sento più
Voci che sai solo tu
Manca la tua voce, sai”

 

All’improvviso, mentre ero immersa nella lettura, i versi di questa canzone di Zucchero sono affiorati alla mia mente e ho avuto l’impressione che racchiudessero l’essenza del romanzo di Pina Palermo, “E con essi chiusa in una stanza”: la narrazione si nutre delle voci che incessantemente “parlano” all’autrice rievocando le loro storie, e di radici, solide nonostante il vento della vita possa portare lontano dai luoghi di origine e dalle persone care, la cui voce però non svanisce mai a dispetto del tempo, della lontananza e della nostalgia.

Questo che definirei un viaggio del cuore parte da Roma grazie ai ricordi di Flaminia che riemergono “a causa” delle domande di un nipote davvero speciale e ci conduce ad Accettura, luogo fisico (ne percorriamo le strade, ne apprendiamo le tradizioni e le usanze) ma anche e forse soprattutto luogo dell’anima.

In via Lungo Calvario che diventa quasi metafora delle peripezie di un’intera esistenza conosciamo gli antenati di Flaminia tra cui spiccano la dolce Rachele e il marito Nicola, leggendaria nonna e Letizia e la sua degna, coraggiosa nonché omonima erede, ma anche l’inquieta e talentuosa Gaia, artista, cugina e fida compagna di Flaminia, almeno fino a quando non deciderà di recidere le sue radici per spiccare il volo verso lidi lontani.

Questi ed altri personaggi, perfettamente costruiti e vividi, risultano familiari e riescono a colpire profondamente, in alcuni momenti anche a commuovere.

Si avvertono palesemente, in ogni pagina, la verità e il coinvolgimento emotivo di chi ha concepito questo libro, che scorre veloce, ma riesce a trasportare perfettamente nella stessa dimensione onirica che ne è cifra stilistica costitutiva. In effetti, come ho già avuto modo di dire all’inizio, il tempo è fluido, dilatato e non ha più confini netti così come lo spazio che diventa sempre pretesto di evocazione, perde quasi un po’ della sua concretezza.

L’uso di un linguaggio ricercato e raffinato di certo aiuta a creare l’atmosfera ovattata che si avverte leggendo.

Chi ama Accettura amerà di sicuro questo libro, ma anche chi ama l’affabulazione o il sapore un po’ antico delle storie tramandate di generazione i generazione, chi sente il richiamo del passato, chi ama ascoltare  quelle voci interiori che sono parte di sé lo apprezzerà di certo.