I libri belli sono molti, quelli che ti restano appiccicati all’anima, invece, sono pochissimi e “La misura eroica” è uno di questi.

Confesso, con molta semplicità e senza artifici espressivi,  che mi ha stregata sin dalle prime pagine perché vi ho avvertito una forza, una delicatezza, un’umanità che mi hanno toccata nel profondo. La precisione formale è raggiungibile da qualsiasi abile autore, ma far sentire qual groviglio di emozioni che ha portato alla nascita dell’opera non è da tutti.

Un uso attento e intrigante delle parole, l’attenzione alla loro etimologia, grazie alla quale possiamo riflettere o capire meglio cosa diciamo e la scelta di fondare la narrazione sulla mitologia classica, da cui la nostra civiltà moderna non può assolutamente prescindere (si fa riferimento alla storia degli Argonauti e quindi alle “Argonautiche” di Apollonio Rodio), hanno dato all’opera originalità e valore aggiunto.

 

“Il mare è un lingua antica che ci parla.

E le sue parole sono la mappa da decifrare.

Non ha fine, ma infiniti inizi che si chiamano orizzonti.

Conosce l’arte dell’incanto, dello stupore, dell’impazienza e dell’attesa.

Inghiotte navi, offre doni, sorprende in porti che non compaiono sulle carte tracciate da altri che non siamo noi.

È dolce di onde e crudele di tempeste; la sua acqua è salata come il sudore della fatica, come le lacrime del tanto ridere, come il pianto del troppo dolore”.

 

Questo poetico inizio ci porta lungo le coste della Grecia, al momento in cui Giasone, figlio di re Esone, giovane ancora inesperto ed immaturo, decide con audacia di salpare sulla prima nave della storia, Argo e di andare a conquistare il vello d’oro per riappropriarsi  del trono usurpato al padre.  Insieme a lui altri giovani impavidi accettano di intraprendere viaggiare verso la Colchide, seppur con tante incertezze diventando eroi.

La parole eroe è centrale nel testo. Essa sembra essere così lontana da noi, dalle nostre fragilità, dai nostri limiti eppure non è così.

 

“Eroe per i greci era chi sapeva ascoltarsi, scegliere se stesso nel mondo e accettare la prova chiesta a ogni essere umano: quella di no tradirsi mai.

Vittorie e sconfitte non sono affatto il metro dell’eroismo: da millenni eroe è chi decide la sua vita, la sua misura sarà sempre grande perché sarà quella della sua felicità”.

 

“Tutti noi abbiamo un potenziale eroico che solo l’andare per mare può farci riscoprire. Insieme all’amore, che dell’eroismo di ogni singola vita è sempre scintilla”.

 

L’eroismo in effetti va di pari passo con l’amore. Non è un caso che  Giasone riceva la spinta fondamentale per adempiere al suo compito dall’amore per Medea e che Medea lasci la sua famiglia e aiuti il suo uomo sorretta solo da un immenso sentimento. Platone, per confermare ciò, ha formulato una teoria secondo la quale eros ed eroe avrebbero la stessa radice e che in qualche modo i termini eroico ed innamorato potrebbero essere accomunati.

Con temerarietà e per amore dunque Giasone affronta le sue peregrinazioni epitome di tutte le peripezie che ciascun essere umano, di ieri e di oggi affronta e in questo viaggio il percorso non è sempre lineare, anzi a volte è burrascoso. A questo proposito Andrea Marcolongo  cita anche “How to abandon a ship” (“Come abbandonare una nave”), manuale che l’ufficiale della nave Robin Moor, John J. Banigan, sopravvissuto al naufragio della nave stessa, ha redatto, insieme a Phil Richards (scrittore di professione) e che risale al 1942. Il messaggio metaforico che attraverso questo libro Andrea Marcolongo vuol far passare è questo: a volte per sopravvivere  bisogna guardare solo avanti e non indietro, bisogna avere il coraggio di lasciar andare ciò che ci blocca.

Tantissimi sono i momenti come questo in cui sia dal mito, che dalla lettura, che dall’esperienza personale dell’autrice, traiamo insegnamenti utilissimi e siamo portati inevitabilmente a legare ciò che leggiamo a noi stessi, a ciò che quotidianamente sperimentiamo sulla nostra pelle. La volontà di partire dalle radici della cultura occidentale per mostrare quanto alcuni sentimenti siano universali, di arrivare al particolare attraverso un retaggio comune, è un’altra delle peculiarità di questo affascinante “racconto” che, se vogliamo, è anche terapeutico. Probabilmente non gli ho reso giustizia con questa recensione, ma in ogni caso, invito ciascuno dei miei lettori a scoprire di persona “La misura eroica”, ad apprezzarne la qualità e perché no a riflettere su alcune delle bellissime pagine in esso contenute.