È una verità universalmente riconosciuta (scusa zia Jane se mi approprio delle tue parole), che il nome Brontë sia come una calamita per me e che tutto ciò che riguarda la famiglia più affascinante e misteriosa della letteratura inglese catturi l’attenzione.

Catherine Lowell ha confezionato un thriller ben articolato in cui narrazione fittizia e letteratura si intrecciano, dando vita ad un testo che senza dubbio intriga moltissimo.

Samantha è l’ultima discendente delle celeberrime sorelle di Haworth. Suo padre, un eccentrico scrittore che ha, quasi ossessivamente, cercato di inculcarle l’amore per i libri, soprattutto per quelli delle sue antenate, scompare prematuramente in un tragico incendio, lasciandole in eredità un mistero da scoprire, un lascito da proteggere oltre che un ingombrante passato personale che verrà alla luce solo durante le sue ricerche per risolvere l’enigma che il suo bizzarro genitore le ha chiesto di decifrare e che forse troverà una soluzione tra le mura di Oxford, il college presso il quale la ragazza sta studiando.

L’atmosfera gotica e anche un po’ rétro, se vogliamo, i riferimenti a romanzi e a romanziere (e poetesse) iconiche ed amatissime rendono “I segreti del college” una lettura stimolante e piacevole.

I costanti colpi di scena e la voluta ambiguità dell’autrice tengono il lettore costantemente sul filo del rasoio, la tensione è palpabile in ogni pagina e il risultato è di sicuro pregevole.

Chi ha amato Agnes Grey, The tenant of Wildfell Hall,  Jane Eyre, Cime tempestose troverà pane per i suoi denti, forse anche argomenti su cui discutere. Proprio in merito alla citazione delle tre scrittrici, ho trovato molto originale e non scontato l’inserimento delle loro opere nella trama. In effetti risultano essere non solo tasselli utili per il già citato enigma, ma fungono da pretesto per nuove analisi ed eventuali nuove interpretazioni.

Non sarà sicuramente stato semplice per la Lowell aver trattato un soggetto simile, ma la prova è stata superata brillantemente. Non sempre infatti ci sia accosta a mostri sacri come le Brontë in modo consono ed opportuno e invece in questo caso mi sembra lo si faccia intanto con cognizione di causa e con il dovuto rispetto, attraverso una storia congegnata in modo appropriato.

Vi invito quindi a cominciare un viaggio in Inghilterra tra i vetusti corridoi di una delle Università più famose al mondo e tra le anguste stanze del Brontë Parsonage: non vi pentirete di esservi imbarcati in questa avventura.