Probabilmente è vero che alcune canzoni e alcuni artisti arrivano al momento giusto, quando ciò che hanno da dire parla davvero al cuore e probabilmente è per questo che, pur avendo sempre apprezzato il talento di Diodato, solo ora esso ha completamente catturato la mia attenzione e ottenuto la mia ammirazione più sincera. Forse bisogna avere la giusta maturità per capire la bellezza e l’arte pura, ma ora questa bellezza e quest’arte sono ben visibili e comprensibili. L’ultimo album del cantautore tarantino è un concentrato di meraviglia, la faticosa meraviglia derivante dal fatto di essere umani, di provare emozioni contrastanti, del fare i conti con sé stessi e con la realtà circostante. Già nella copertina tutto questo viene riassunto perfettamente: un uomo assorto, in solitudine col mondo davanti, uno specchio d’acqua nel quale riflettersi e vedere il riflesso delle cose. La “title track” è una travolgente, coinvolgente, festosa e al tempo stesso malinconica celebrazione di quel mare tempestoso e pieno di energia (positiva e negativa) che può essere l’esistenza.
Gli undici componimenti presenti nel disco sono tutti degni di nota, un intreccio di musica di gran qualità e parole di una sincerità spiazzante in cui è impossibile non identificarsi in qualche modo.
“Fai rumore”, il brano che ha vinto il settantesimo Festival di Sanremo ha colpito profondamente me e tanti altri perché evidentemente ha dato voce a un sentimento comune, quel bisogno di sentire il rumore delle persone a cui vogliamo bene, anche se si sono allontanate, anche se sono diventate un’assenza comunque presente e anche se non sempre si ha il coraggio di esternare le proprie emozioni.
“Fino a farci scomparire” è lo struggente resoconto della fine di un amore, ma anche l’ammissione che nonostante il tempo lenisca la sofferenza e faccia sì che si vada avanti, non laverà fino in fondo via le tracce del sentimento che c’è stato. Altrettanto dolente seppur nella sua dolcezza disarmante è “Quello che mi manca di te”, quasi un sussurro intriso di nostalgia e di affetto, di quell’affetto viscerale che proviene dalla condivisione delle cose piccole, ma belle di tutti i giorni.
“La lascio a voi questa domenica” e “Alveari” a mio avviso sono sue facce della stessa medaglia. In entrambe, con dei punti di vista diversi Diodato affronta un tema importante, il rapporto tra il proprio microcosmo e quello che avviene intorno a noi. In “Alveari” in particolare mi sembra venga asserita l’importanza non solo dell’apertura verso mondo e verso altri, ma anche verso se stessi. In quest’ottica anche gli errori servono per ritrovarsi e ricordarsi le cose essenziali.
Ma io che parlo a fare/ che sono come te/ che fingo di capire/ e poi non so capire/io che parlo a fare che proprio come te mi perdo in questo niente chiuso in un alveare/ Per poi cadere un giorno/ cadere un giorno e ricordarsi che è tutto così fragile/ un equilibrio facile da perdere/ ma cadere non è inutile/ cadere non è inutile cadere è ritrovarsi/ ricordarsi di nuovo/ dell’essenziale invisibile dell’essenziale invisibile
“E allora faccio così” con ritmo ed orecchiabilità parla della depressione, ma anche del desiderio di rinascere. Il ritornello è gioioso e liberatorio ed è impossibile non ballare e canticchiare questo brano, esattamente come “Non ti amo più” e “Cretino che sei”, spietate, se vogliamo, ma strepitosamente coinvolgenti.
“Il commerciante” è una lucida analisi della società odierna, una società in cui la competenza e la passione sembrano avere sempre meno valore, soppiantati dall’impersonalità e dalla massificazione.
Ho lasciato per ultima “Solo”, che è un pezzo commovente, autentico, di un’intensità devastante. Non è semplice secondo me, accostarsi ad argomenti così intimi e complessi, ma Diodato riesce anche a parlarci di solitudini in modo realistico, ma con la poesia che contraddistingue i veri artisti.
So che parlare di musica non rende quello che la musica riesca a dare, per cui posso solo concludere dicendo che questo disco fa davvero bene all’anima, per cui fatevi un regalo e ascoltatelo.
Rispondi