Questa non è una recensione, ma un commento molto personale. Chi mi legge sa che scrivo sempre “di pancia”, ma questa volta un po’ di più. Voglio partire da un aneddoto personale.

Dieci anni or sono, cercavo il libro da tradurre per la mia tesi di laurea e sono stata folgorata, letteralmente, da una pièce teatrale i cui protagonisti sono due ragazzini, innamorati, che cercano di fuggire dai mali del mondo. Ricevuta la possibilità di vistare la Luna (bianca asettica, ma sicura) e osservando la Terra dall’alto, i giovani decidono di tornarvi, dopo aver constatato che, in fondo, oltre alle brutture, in essa sono presenti amore, solidarietà, amicizia, cose per la quali vale la pena “abitarci”. Per Mennuicenul e Allésteplaît (così si chiamano i personaggi di cui parlo) un’esistenza senza emozioni non è contemplabile.

Qualche giorno fa ho ascoltato il racconto che Ermal Meta ha presentato a Radio Italia Ora e ho fatto un viaggio nel tempo. Sono stata trasportata nuovamente nel 2010, alle sensazioni che quel libro tanto importante per me mi ha donato.  Non nascondo che la cosa mi ha commossa.

Il protagonista del testo di Ermal è un alieno, Roi, che avrebbe l’infinito nelle sue mani e invece resta affascinato da questa nostra realtà finita e piena di imperfezioni, scoprendo il tempo, l’amore, i sentimenti umani.

Seppur in modo diverso, i temi affrontati sono simili. Roi lotta con la logica, con il tentativo di ridurre tutto a leggi matematiche, i  ragazzi della “mia” pièce cercano una spiegazione al dolore, al male, ma capiscono che non possono chiudersi in se stessi, perché rischiano di perdersi anche il bello dell’esistenza, ciò che la riempie di valore. Anche Roi si apre, cerca di capire l’umano e tenta  di andare al di là delle sue certezze, arrivando ad amare profondamente il nostro pianeta, tanto da decidere di restarci.

Una playlist di canzoni, ovviamente abbinate perfettamente ai diversi segmenti, aiutano ad intessere un racconto su un altro piano narrativo (se dovessi associare una canzone a “La-haut, la lune”, sceglierei “Extraterrestre” di Eugenio Finardi).

Meta si è dimostrato ancora una volta un abile scrittore, cimentandosi con un genere narrativo non semplice da affrontare e riuscendo a coniugare egregiamente un uso raffinato della lingua, sintesi nella narrazione e una storia coinvolgente e toccante.

Nadia Terranova durante la presentazione del libro di una scrittrice francese ha detto che la letteratura deve occuparsi di tre tematiche fondamentali: vita, morte e amore. Nella sua breve opera il cantautore è riuscito a toccare questi argomenti (si parla di morte indirettamente, ma se si accenna alla finitezza del tempo, non si può non pensare a quello). La curiosità e l’amore (soprattutto quest’ultimo in realtà) sono il motore del cambiamento di Roi. Meraviglioso è il suo stupore per le cose nuove con cui viene a contatto. Mi ha ricordato, per questa sua caratteristica, il sessantenne presente nel racconto presentato da Ermal a Radio 105, il quale per la prima volta fa un bagno al mare e trova la forza di superare le sue paure. Ancora una volta ho avuto la sensazione che il talento narrativo di questo cantante debba essere messo a servizio di testi più ampi, di un libro, che sono sicura incanterà, ancora una volta, per profondità, pregnanza e finezza.

Se volete ascoltare la storia di Roi, questa sera alle 22, su Radio Italia, c’è la replica della trasmissione alla quale Ermal ha partecipato.